Recensioni / Recensioni: Engagement, fiction, vérité. Pasolini, Kalisky, Sciascia, Mertens

Frutto di una borsa di studio postdottorale presso l’Università di Liegi, e dunque redatto in francese, lo snello ma significativo libro di Gabriele Fichera affronta in prospettiva comparata quattro autori: gli italiani Pasolini e Sciascia in rapporto a René Kalisky e Pierre Mertens, scrittori belgi sicuramente poco noti in Italia, dove non sono stati sufficientemente tradotti benché protagonisti di clamorosi casi letterari in patria. Indubbiamente l’interesse del saggio ricade sugli ultimi due, di cui si provvede a sbozzare un ritratto critico e ad illustrare le finalità artistico-sociali. L’engagement, infatti, è uno dei tratti fondamentali del collegamento effettuato da Fichera insieme all’esigenza strapotente di verità che ne è il diretto corollario. Impegno sociale, volontà di verità, scrittura come possibilità di trovarla con gli strumenti propri della letteratura contraddistinguono i quattro autori studiati dal critico siciliano, che cerca di individuare in essi tratti distintivi e collegamenti peculiari: «Selon Kalisky, Sciascia et Mertens, l’oeuvre peut encore racheter la réalité – selon des modalités bien différentes d’un auteur à l’autre. Pour Kalisky, la fiction tend à prendre la place de la realité, et à s’opposer au mal qu’elle manifeste grâce à une “seduction” thaumaturgique. Sciascia et Mertens postulent au contraire que l’invention et le réel s’entrecroisent sans cesse. Mais là encore, il importe de souligner une autre différence. Selon Mertens il ne faut pas seulement accepter de mélange en tant qu’une donnée, un fait établi, mais aussi le renforcer et le confirmer à travers une écriture qui sur-mobilise ce mélange, et le magnifie. Chez Sciascia, l’affaire est plus complexe: l’intrication entre fiction et vérité ne va nullement de soi. L’univers de la fiction se justifie entièrement par ses rapports vivants avec les mouvements de l’histoire, et sans la mesure où il est capable de démasquer les mensonges du réel (pp. 14-15)».
La prospettiva è quella, classica, della letteratura comparata, ma con un successivo passaggio metodologico: si tratta, per Fichera, di verificare le continuità non solo di letture fatte o di temi comuni, quanto del compito svolto dalla scrittura a livello di opinione pubblica utilizzando lo strumento della parola scritta e della ricerca formale come dimensione dell’intervento specifico e non esclusivamente politico. L’autore si cimenta in un’analisi comparativa, come si è detto, tra scrittori non di esclusiva fiction ma valutati positivamente anche come saggisti e polemisti, tre dei quali ormai scomparsi da tempo: Pasolini assassinato nel 1975, Sciascia morto nel 1989 e Kalisky scomparso nel 1981, mentre Mertens, nato nel 1939, è ancora attivo come autore. La ricerca parte dalle loro indubbie e notevoli somiglianze di approccio alla materia letteraria, ma Fichera individua anche differenze interessanti e perspicue tra di loro in relazione a un punto cruciale della storia intellettuale del ventesimo secolo: lo snodo fondamentale tra realtà e verità e soprattutto tra verità e Storia. Il punto fondamentale dell’indagine è rappresentato dall’approccio di Pasolini a questa prospettiva in relazione a quello degli altri tre autori: si tratta di una differenza radicale. Pasolini oscilla tra due posizioni inconciliabili e, in questo contesto, assume «un’attitudine tragica» perché, nel momento in cui non riconosce la differenza esiziale tra realtà e verità, esita tra una totale accettazione della violenza della realtà come verità della Storia e il rifiuto altrettanto totale di tale prospettiva, scegliendo la dimensione utopica del «sogno di una cosa».
Contrariamente a Pasolini, Kalisky, Sciascia e Mertens accettano apertamente una simile dimensione di crisi del sapere e dell’esistenza cercando di porvi rimedio in qualche modo (anche se sempre in una prospettiva provvisoria). La loro attitudine a una soluzione di tipo dialettico li conduce ad andare oltre la pura negazione della follia della realtà e a cercare una soluzione, se non accettabile, almeno plausibile sotto il profilo esistenziale. Seguendo questa direzione critica e di lavoro letterario, la letteratura potrebbe allora salvare e saldare il conto alla realtà emancipandola. René Kalisky ritiene possibile per la letteratura sostituire la realtà attraverso la pratica della finzione, mentre sia Sciascia che Mertens postulano organicamente una mescolanza oggettiva tra fiction e realtà oggettivamente presentata.
Tuttavia, secondo Fichera, se Mertens enfatizza nelle sue opere principali questa possibilità, Sciascia preferisce invece, in continuità con la tendenza tradizionale della scrittura realista, collegare la finzione a vicende e azioni storiche così come a movimenti socialmente rilevanti in modo tale da rendere la scrittura letteraria una forma precipua di smascheramento delle menzogne e del non-detto della Storia. La letteratura in Sciascia si propone di liberare le vicende della Storia dal velo dell’ignoranza e della mistificazione da parte del Potere (notevole nella sua produzione finale l’impatto della metodologia e delle ricerche collegabili a Michel Foucault e al suo progetto di ricerca fondato sulla genealogia piuttosto che sull’analisi storica tradizionale). In sostanza, se Pasolini nega la dimensione della Storia in chiave tragico-palingenetica, Sciascia (come i suoi corrispettivi belgi) cerca di trovarne chiavi di lettura originali e orientate al superamento della sua tragedia immanente (e forse necessaria).