Recensioni / Musica nello stile di Corelli alla corte dell'imperatore

Il 20 ottobre 1727 il missionario Teodorico Pedrini scrive da Pechino al cardinale Filippo Gualtiero. È una delle epistole redatte da Pedrini negli anni che trascorre in Cina, ora trascritte e commentate in Son Mandato à Cina, à Cina vado. Lettere dalla Missione 1702-1744 da Fabio Galeffi e Gabriele Tarsetti (Quodlibet, pp. LXXXVIII-632, € 54). La lettera è una autobiografia virtualmente indirizzata a un uditorio più ampio, dal tono diretto, sebbene incalzino gli eventi che condussero Pedrini in Cina: le questioni teologiche non meno che il tormentato viaggio. Age quod agis (fa' quel che fai) era il suo motto e la caparbietà, oltre all'arte della musica con cui si ingraziò l'imperatore Kangxi, lo renderà «il più gradito» a corte e l'autore delle sole composizioni di musica occidentale (di ascendenza corelliana) allora conosciute in Cina (qui sopra una sonata per violino e continuo). Se è vero che i giganti della missione furono i Gesuiti, le Lettere di Pedrini, un Lazzarista, riecheggiano «un'altra autorevole voce, un'altra musica, armoniosa e suadente» (scrive Francesco D'Arelli nella prefazione), come quella che lo avvicinò a Kangxi consegnandolo alla storia della musica.