Recensioni / Quando la critica è un atto d'amore

Ha sempre qualcosa di commovente la dedizione di un critico a un autore nel cui percorso si è riconosciuto, che lo ha chiarito a se stesso. Sulle sue idee egli ha costruito le sue convinzioni in un confronto dapprima istintivo e poi via via più adulto, vedendole espresse meglio di quanto egli non saprebbe mai fare e dandosi di conseguenza il compito di farle conoscere. Studia, traduce, presenta, commenta al fine di divulgare quelle idee a una cerchia di lettori che sogna sempre più vasta, perché ne possano trarre giovamento, nutrimento. Ho pensato questo di fronte a due libri assai diversi tra loro, il brevissimo Un altro Proust di Giacomo Debenedetti (Sellerio), che ripropone un originale radiofonico del 1952, una "radiorecita" a tre personaggi, una Donna, il Pubblico e il Critico che discutono di Proust per ribadirne l'importanza e soprattutto per farlo conoscere, per introdurlo e spiegarlo agli ascoltatori della radio, in un paese ancora scarsamente alfabetizzato e che di Proust conosce, quando lo conosce, poco più che il nome e il titolo della sua grande opera. Debenedetti, peraltro, non è stato solo un grandissimo critico letterario: si rilegga, in questi tempi grigi, la sua "cronaca" del 16 ottobre 1943, il giorno della razzia nazista nel ghetto di Roma... l'altro libro è uscito di recente per Quodlibet ed è piuttosto consistente. Raccoglie gli scritti che a Simone Weil ha dedicato nel corso degli anni Giancarlo Gaeta, spesso a margine delle opere della Weil curate nel tempo per Adelphi. È oggi il maggior esegeta e divulgatore dell'opera ma anche della figura della Weil non solo in Italia. Si intitola semplicemente Leggere Simone Weil, e vi troviamo la storia di un innamoramento sulle cui basi è cresciuta l'analisi di un'opera tra le più lucide del Novecento, tuttora estremamente coinvolgente se il lettore che l'affronta non vi cerca soltanto una variante filosofica tra tante. Il lettore giusto è chi vi cerca qualcosa che lo aiuti nel tentativo di trovarsi, di giungere a una visione del mondo e a una morale concreta e quotidiana. Per affrontare la Weil, Gaeta è partito dalla biografia che le ha dedicato un'altra Simone, amica della prima, la Pétrement. La vita di un autore (soprattutto se si tratta di un filosofo anche se questo è volentieri dimenticato dai cultori accademici e "specialisti" di filosofia) conta e come! Non conta solo il pensiero, conta attraverso quali esperienze, non solo di lettore, una visione si è formata e imposta, e conta il contesto in cui si è formata. Qualcuno ha scritto che per capire Schopenhauer o Hegel o massimamente Socrate, eccetera, è consigliabile e utile cominciare dalle loro biografie. Dalla raccolta di scritti di Gaeta sulla Weil tratteniamo anche questa indicazione, il monumento alla Weil che Gaeta ha costruito con questo libro è più che un libro, è un atto d'amore e di riconoscenza che ci è necessario poter condividere.