Recensioni / Il precipizio del terrorismo

Marina Premoli aderì da giovane al gruppo terroristico Prima Linea. Non fu una terrorista di primo piano, ma la sua onesta e preziosa autobiografia appena data alle stampe, intitolata Questa è già la mia vita (Quodlibet, pagg. 240, euro 18), aiuta a conoscere "dall'interno" le dinamiche psicologiche e umane che portarono molti giovani di allora ad aderire alla lotta armata. La Premoli ci consegna un memoriale intimo, quasi crepuscolare. Parla dei propri amori, del difficile rapporto con la famiglia, dell'alcolismo. Soprattutto l'alcolismo giovanile, raccontato senza infingimenti, ci restituisce le lacerazioni psicologiche di una donna che, per amore, decise di entrare in clandestinità: «Invece di allontanarmi da Sergio, una volta saputo che fa parte di un gruppo armato clandestino, pur non amando io le armi, la violenza, rimango al suo fianco. Percepisco una forza a me del tutto ignota, che confondo col coraggio, di cui lui, così schivo, è dotato». La Premoli racconta nei dettagli la clandestinità, gli arresti, e la clamorosa evasione dal carcere di Rovigo il 3 gennaio del 1982, quando una violenta esplosione, che costò la vita a un pensionato di nome Angelo Furlan, aprì un varco nel carcere permettendo la sua fuga e quella di altri terroristi di Prima Linea.