Recensioni / Rivoluzione in disgrazia, va ricordata con ironia

Per chi nel cinquantenario del '68 e nel bicentenario della nascita di Carlo Marx voglia interrogarsi sulla natura e le prospettive delle rivoluzioni questo è il libro fatto apposta per lui. Contestatario e irriverente, acuto e sagace, assolutamente divertente, l'Almanacco 2018 curato da Ermanno Cavazzoni è un faro imperdibile. Gli autori e le autrici chiamate a raccolta sono una ventina; si comincia con la disillusa premessa di Cavazzoni («La rivoluzione è un po' caduta in disgrazia, non se l'aspetta nessuno, e neppure se l'augura») e si prosegue con Ugo Cornia, che rievoca e rimpiange i beati e liberi tempi della preistoria, promuove lo smantellamento di quei pochi millenni di «storia» che hanno prodotto «la più grande evoluzione della disgrazia in forma di alienazione», auspica «il ritorno a un nuovo Paleolitico felice». Per Cavazzoni le utopie sono un grande inganno e su di loro «si deve sparare a zero, perché l'uomo è malfatto edè meglio se resta malfatto»; in ragione di questa legge mimetica «il limbo è la società migliore, oziosa e un po' lavorativa, filosofeggiante e anche infantile, sfiduciata e fatalista, e completamente arresa allo stato di fatto vigente».
Il latinista e "inattuale" poeta cavalleresco Stefano Tonietto interpreta il nostro sessantotto alla luce del 68 d.C., l'anno del triste epilogo del regno "pop" di Nerone, anticipatore di quel '69 nel quale si susseguirono violentemente ben quattro imperatori (Galba, Otone, Vitellio, Vespasiano) a conferma della norma nazionale per cui «si sa che in Italia ogni '68 esplode veramente solo nel '69». Natalia Guerrieri racconta della rivoluzione personale della 103enne Amelide che in opposizione al mondo e alla propria «badante crudista» decide di invertire lo stato delle cose e fare tutto al contrario: dormire di giorno e vegliare di notte, «anziché mangiare andava di corpo e anziché bere faceva la pipì».
Daniele Benati pubblica nuove opere ritrovate del mitico scrittore ignoto Learco Pignanoli e ci regala così ulteriori illuminanti perle di saggezza («Di tante cose si può dire che i precursori sono quelli che vengono dopo»). Alberto Piancastelli rilegge attraverso puntigliose «pignolerie» Il sabato del villaggio di Leopardi e Alla sera di Foscolo e insomma... non tutto funziona proprio a dovere («Che la sera assomigli alla morte lo mette per scontato. Come fa a saperlo? Ha scritto la poesia da morto?»). Paolo Albani informa di strane cose che succedono nelle «locazioni numerate in affitto» (??: le caselle postali!). Testi, storie, nonsense, giudizi paradossali ed epigrammatici, tanto più "istruttivi", avrebbe forse detto Giovannino Guareschi, perché (solo in apparenza) surreali. L'opera ha illustri modelli nell'Almanacco di Strapaese per l'anno 1929 curato da Leo Longanesi e Mino Maccari; nell'Antipatico. Almanacco per il 1960 curato da Italo Cremona e ancora Maccari; nell'Almanacco del Pesced'Oro 1960 curato da Antonio Delfini, Ennio Flaiano e Gaio Fratini.