Recensioni / I mille anni di solitudine filosofica di Masullo

Ci sono tanti modi con cui la filosofia definisce se stessa. Aldo Masullo privilegia quello con la vita: con il vissuto emozionale senza il quale la conoscenza sarebbe solo mera astrazione. Da un lato c’è il pensiero che calcola (e che Masullo rigetta); dall’altro il pensiero che patisce e mette alla prova le proprie facoltà conoscitive.
Tuttavia, non basta emozionarsi per intercettare e conoscere una parte di mondo; è necessario che l’emozione diventi un fenomeno di coscienza. È necessario, come direbbe Antonio Damasio, che si produca nella mente un sé che sente. Ho letto con molta curiosità husserliana il nuovo libro di questo battagliero e acuto filosofo, L’Arcisenso. Dialettica della solitudine (Quodlibet), trovandovi riesposte le linee principali del suo pensiero. L’emozione è solo l’interruttore in grado di accendere il nostro vissuto. Ma nel momento in cui ne siamo investiti, in tutta la pienezza del nostro sentire, creiamo uno stato d’animo che solo in piccola parte è comunicabile. Di qui, quella che Masullo chiama "dialettica della solitudine": non posso fare a meno di relazionarmi con gli altri, comunicare attraverso gesti e parole le mie intenzioni (vere o false che siano), ma non potrò mai rivelare all’altro il mio sentire, il mio vissuto più profondo.
Negli ultimi due secoli si è passati dalla morte di Dio (Nietzsche) a quella dell’uomo (Foucault), fino al trionfo dell’uomo a-patico. Come ripensare dunque l’umano? Una parte di noi è destinata a restare intoccabile. Irraggiungibile. Ciò che potrebbe apparire come il più tragico degli scacchi umani (è la posizione tra gli altri di Sartre) in realtà può trasformarsi in una sorprendente risorsa. Anche perché se fossimo interamente trasparenti all’altro finiremmo col perdere ogni capacità di distinzione. Masullo diffida perciò degli appelli all’autenticità e alla trasparenza: in una parola all’unica verità che tutto ricomprende. Giacché l’esito di un tale appello provocherebbe la scomparsa dell’individuo con i suoi fraintendimenti ed errori certo, ma altresì con i suoi slanci e solidarietà. È sufficiente vedere quanto accade puntualmente dopo ogni catastrofe. La mitologia politica invoca trasparenza e perfezione e nell’esigerle requisisce le emozioni e le strumentalizza; tentando di arricchire il nostro vissuto non fa che impoverirlo. Banalizzarlo. Piegarlo alle esigenze del momento. Che non sono mai quelle che guardano con concreta passione al nostro futuro.