Può essere considerato un evento felice l’apparizione di questa pubblicazione – edita in una veste tanto sobria quanto bella –
dell’opera di Carl Leonhard Reinhold, Die Hebräischen Mysterien oder di älteste religiöse Freymaurerey, da lui pubblicata a Lipsia nel 1788 con l’eteronimo di Decius (suo nomen ordinis nell’Illuminatenorden o Ordo Illuminatorum fondato a Ingolstadt il 1° maggio 1776 da Adam Weishaupt, Ordine al quale il Reinhold aveva aderito sin dall’aprile del 1783. Decisione coraggiosa la sua, dunque, quella di pubblicare una tale opera con l’eteronimo da lui usato all’interno dell’Illuminatenorden, in quanto tale Ordine negli stati germanici cattolici e nella stessa Austria era stato già disciolto da vari anni.
Il 22 giugno 1784, proprio nel momento di massima espansione dell’Ordine, il principe elettore di Baviera Carl Theodor pubblicò l’editto di interdizione assoluta di «ogni comunità, società e confraternita segreta o non approvata dallo Stato». In seguito alle “diligenti ispezioni” - avvenuta una l’11 ottobre 1785 in una casa a Landshut di proprietà di Xavier Zwack, “Catone”, consigliere aulico, membro degli Areopagiti, e stretto collaboratore di Adam Weihaupt nella reggenza dell’Ordine, mentre un’altra “diligente ispezione” venne effettuata l’anno seguente, allorché fu perquisito il Castello di Sanderstorf di proprietà del barone Tommaso de Bassus “Hannibal” - la magistratura bavarese ebbe tra le mani gran parte dell’archivio degli Illuminati. Attingendo a tale abbondante materiale, nel 1787 il principe Elettore di Baviera fece pubblicare della Corte di Monaco gli Scritti originali dell’Ordine e della setta degli Illuminati con la seguente scritta sul frontespizio: «Coloro che avessero qualche dubbio sull'autenticità di questa collezione, non hanno che ad annunziarsi agli Archivi segreti di Monaco, dove si è dato l’ordine di mostrar loro le carte originali». Sempre nel 1787 in Baviera venne pubblicato l’editto definitivo che comminava la pena di morte contro gli Illuminati. Il fondatore dell’Ordine, Adam Weishaupt, “Spartacus”, dovette fuggire prima a Ratisbona, città imperiale libera, e poi nel rifugio più sicuro di Gotha, città protestante, sotto la protezione del Duca Ernesto, “Timoleon”. Ma negli stati germanici di confessione protestante non vi fu persecuzione. Anzi l’alacre attività di propaganda da parte di Johann Joachim Christoph Bode portò a “insinuare” reclute di rango come il poeta e consigliere aulico Wolfgang Goethe, Carl August Arciduca di Sassonia-Weimar- Eisenach, il filosofo Johann Gottfried Herder, et alii. Lo stesso Reinhold, proveniente dalla Vienna Giuseppina, ove era stato iniziato massone nella R. L. Zur wahren Eintracht e illuminato ed aveva seguito l’insegnamenti di Ignaz von Born, approdò nel Granducato sassone ove insegnò filosofia
kantiana prima a Lipsia e poi nella stessa Weimar. L’opera del Reinhold, come avverte nella Prefazione Gianluca Paolucci, è la trascrizione di due conferenze da lui elaborate tra il 1785 e il 1786 proprio per la loggia viennese Zur wahren Eintracht,
ed è la sintesi della riflessione “illuminata” sulla questione religiosa. La bella edizione della maceratese casa editrice Quodlibet è impreziosita oltre che dalla densa Prefazione di Gianluca Paolucci, da una Introduzione dell’egittologo Jan Assmann, che è un vero e proprio essais di 50 pagine, un saggio esemplare nel solco della migliore tradizione filologica e storico-religiosa tedesca, e da una erudita Postfazione – anch’essa un vero e proprio saggio di 44 pagine – intitolata Reinhold, I misteri ebraici e il dibattito massonico nel Settecento.
È naturale che ad un’opera così preziosa non si interessino solo coloro che hanno un interesse intellettuale specialistico, storico, o di semplice cultura generale, ma che essa coinvolga più direttamente la riflessione “filosofica” dei liberi muratori. In effetti, questo libro – con la prefazione e i suoi tre contributi – mostra come sin dal Settecento sia presente un acceso dibattito che, mai spentosi, si è protratto sino ai nostri giorni.
Quello che l’Assmann, il Reinhold e il Paoletti mettono implicitamente in evidenza, è come la posizione dell’Ordine degli Illuminati sulla questione religiosa fosse una delle due anime che si scontreranno sempre nel milieu massonico in questi ultimi tre secoli. In questi 300 anni, sia in Inghilterra che sul continente europeo, si scontreranno una concezione umanistica, razionalistica, panteistica, a volte persino pitagorica e paganeggiante, rievocante i Misteri dell’Antichità Classica ellenica, romana ed egiziana, e una concezione sentimentale, cavalleresca, parareligiosa, misticheggiante, cristianeggiante e a volte kabbalistica. Queste due anime si incontrano in tutti i paesi, in tutti le epoche, e in tutte le
Obbedienze massoniche. In Inghilterra darà luogo alla lotta tra Modern e Antient, in Francia il Rito Francese Moderno del Grande Oriente e il Rito Scozzese della Gran Loggia e affini, in Germania tra una Massoneria eclettica, umanitaria, razionalista, panteista e in alcuni casi “illuminata”, ed una Massoneria neo-templare, fortemente caratterizzata in senso confessionale cristiano. Nella stessa Italia vi sarà lotta, a volte sorda e sotterranea, a volte invece aperta e aspra, tra il Rito Simbolico Italiano e il Rito Scozzese Antico Accettato, lotta che portò a scissioni, contrasti, e lotte fratricide con esiti talvolta tragici, come avvenne durante il ventennio fascista.
La vexata questio è quanto mai attuale, ed in Italia coinvolge trasversalmente tutte le Obbediente, e spesso anche i Riti delle varie Obbedienze massoniche. Per cui, vogliamo raccomandare quest’aurea opera alla riflessione di quanti dentro e fuori l’Ordine Muratorio hanno a cuore questi temi.