Recensioni / Se il catalogo Ikea parla delle coppie di oggi

Sono arrivato a pensare che per capire se io e la mia ragazza eravamo felici o infelici, bastava sfogliare ogni anno a settembre - momento di bilanci più di Capodanno - il catalogo Ikea. Se avevamo voglia di comprare quello che vedevamo, andava bene, eravamo disposti a investire sul futuro. Se di ciò che immaginavamo di acquistare dicevamo «Forse non ci serve», qualcosa non andava.

Il catalogo dell’Ikea è molto più di un’esposizione di fotografie di mobili.

È un dépliant di una vacanza in Svezia a pochi chilometri da casa. Ma soprattutto è un inventario di vite di coppia possibili. Assomiglia a uno di quei test di psicologia in cui alla fine viene fuori che se abbiamo scelto la sedia Norräker a pagina 174 e il paralume Jära a pagina 59, dovremo forse lasciarci, perché Norräker e Jära non c’entrano niente assieme.
Il catalogo di quest’anno propone 7 tipi di case che sono modelli d’ispirazione. Ognuna corrisponde a una tipologia di coppia. La “casa oasi” è per gli avventurieri: chi vorrebbe vivere in posti esotici, ma è costretto a rimanere in città. La “casa eclettica” è per gli artisti: non rinunciare alle proprie aspirazioni pur stando in spazi piccoli. Quella “senza limiti” è una versione moderna di 2 cuori e una capanna: ci si può amare anche in pochi metri quadri.

Ciò che accomuna queste case è la risposta alla domanda più urgente delle coppie di oggi

Ovvero, come conciliare le aspirazioni individuali con il desiderio di essere in 2 (o più, quando si fanno i figli)? La “casa di famiglia” è esemplare: è pensata per stare «Tutti insieme. Ma a ciascuno il proprio spazio». Non c’è mai stato un momento storico in cui la realizzazione personale avesse lo stesso peso di un progetto comune, complice, per fortuna, l’affermazione identitaria delle donne. Avere il proprio spazio per leggere, scrivere o guardare una serie tv significa poter continuare a essere se stessi anche quando si è in 2. La versione Ikea di 2 cuori e una capanna ha insomma anche una tenda Annakajsa che funge da separè.

Ma come mantenere spazi espressivi individuali quando le case sono sempre più piccole?

Anche per questo il catalogo ha una soluzione: nascondere le cose meno importanti, mettere in evidenza quelle che rappresentano di più ciascun abitante della casa. È la filosofia del catalogo: niente più armadi ma guardaroba aperti per mostrare i vestiti più belli, scatole per nascondere e vetrine - ce ne sono moltissime - per esporre.
Le nostre case come musei di noi stessi, in cui far risuonare la nostra personalità: siamo in fondo dei divi sui social network, perciò è coerente che questo si rispecchi nei posti in cui viviamo. Chissà, però, mi chiedo, se a furia di instagrammare le nostre pose, musealizzare le case, emulare la perfezione delle coppie del catalogo - dove vivere in 2 sembra facile, c’è una soluzione a tutto - anche noi non finiremo per diventare statue di cera.

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