Recensioni / Stati-tampone e fantaguide per turisti immaginari

Mentre in libreria il banco delle guide viaggio si riempie, proliferando a dismisura con l’avvicinarsi dell’estate vacanzifera, e mentre la calura rende più pressante il richiamo dell’altrove, da più parti arrivano strane voci che suggeriscono mete meno affollate (e anche più economiche) ma - pare - ancora capaci di sorprendere il viaggiatore. Un tour in Gran Garabagna? Un soggiorno in Molvania o in Pamukalia? Un weekend a Ecstacity? Se faticate a individuare queste contrade in un normale atlante del pianeta, non preoccupatevi. Sono infatti misteriose regioni del mutevole atlante di geografia fantastica reperibile in qualche privato recesso neuronale oppure nella più vicina biblioteca immaginaria della vostra zona d'influenza. Nonostante la vaghezza delle coordinate di longitudine e latitudine, le guide per queste destinazioni non sono meno accurate e ricche d'informazioni di quelle tradizionali e per partire bastano le «suole di vento» inventate da Rimbaud per i suoi viaggi su barche ubriache alla volta di luminarie infernal-paradisiache.
Se siete attratti dalla Gran Garabagna, vasto paese dalla geografia in continua trasformazione, situata da qualche parte dello «Spazio Interno» (così la descrive il Dictionnoire des lieux imaginaires di Alberto Menguel e Gianni Guadalupi, Actes Sud 2001), potete seguire le indicazioni tracciate dalla penna leggera e piumata di Henri Michaux (Altrove, a cura di Gianni Celati e Jean Talon, Quodlibet, pp 255, € 16,00. L'edizione italiana riunisce quelle francesi del 1948 e del 1967). più che una guida, è un reportage etnografico dei viaggi in Gran Garabagna, nel paese della Magia e a Poddema. Tra i docili Emangloni e i lenti Orbusi, più «viscidi e spettacolari», tra i frettolosi Hiviniziki e i pretenziosi Mumi si possono ritrovare tutte le fissazioni maniacali, i vaneggiamenti morali, gli scarti comportamentali cosi affini al nostro meschino quotidiano, vaporizzati però in un altrove surreale dove la finezza parodistica consente una conciliazione divertita e lieve con le nostre piccole e grandi ossessioni. I paesi immaginari sono «stati-tampone per non soffrire della realtà», suggerisce saggiamente Celati, autore tra l’altro di un'altra preziosa guida nel paese dei Gamuna, uscita di recente (Fata Morgana, Feltrinelli 2005). Se il genere dell’antropologia e della geografia fantastica non è certo nuovo (per limitarci agli ultimi decenni basterebbe citare le Storie di cronopios e di famas di Julio Cortàzar o Le città invisibili di Italo Calvino), il nostro presente sembra particolarmente sensibile al richiamo dell’altrove immaginario. Tra gli «stati-tampone» apparsi di recente sulla scena, la Pamukalia e la Molvania. A descriverli due fantaguide, in perfetto stile Lonely Planet, con tanto di schede dei ristoranti, proposte per il pernotta mento,formalità doganali... (Eugene, Pamukalie, pays fabuleux, Autrement 2003; Santo Cilauro, Tom Gleisner, Rob Sitch, Molvania. Una terra mai raggiunta dai dentisti, Rizzoli 2004), divenuti straordinari best-seller intemazionali, soprattutto in Francia il primo, in Inghilterra e Australia il secondo. Due veri e propri casi editoriali che segnano l’inizio del fantaturismo di massa, certamente meno letterario e più intrattenitivo. Se la Pamukalia di Eugene si colloca nel territorio dell'ironia surreal-fiabesca (rappresentata anche teatralmente in una fortunata tournee etnico-musicale), la Molvania del trio australiano Working Dog si estende più diffusamente verso le regioni della parodia demenziale in stile Gialappa's. Il fenomeno Molvania impazza in Internet e nel sito della band australiana (vvww jetlagtravel.com) sono già online le guide di nuovi paesi, dallo Sherpastan alla Gastronesia alla Costa del Pom... Non più una geografia fantastica come mappa dell'interiorità (vedi ad esempio il bell'Atlante del mondo interiore degli olandesi Louise vanSwaaije e Jean Klare, Pendragon 2001, con le sue cartografie del Flusso delle idee, le sue mappe delle Isole dell'Oblio, delle Montagne di Lavoro o della penisola del Piacere), il cui antesignano più celebre è la secentesca Carte du Tendre elaborata nel salotto di Madeleine de Scudéry, ma piuttosto una rappresentazione-narrazione similvera che moltiplica parossisticamente il reale. Le jetlag travel guides sono piene di fotografie di luoghi e di persone apparentemente verificabili: il viaggiatore virtuale, programmaticamente undiscerning (questo il target editoriale), può ulteriormente sfumare il già incerto confine tra realtà e immaginazione. Anche il viaggio può diventare un reality-show e nei blog dei fantaviaggiatori s'invera la massima salgariana che «scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli», ma anche senza le paure postcrollo dell’11 settembre.
Ugualmente immaginaria, ma ben diversamente intenzionata, la mappa di Ecstacity (Nigel Coates, Guide to Ecstacity, Laurence King Publishing 2003), una guida multilingue che cerca una prospettiva felice per l’urbanistica mondializzata: «meta reale e meta immaginaria si fonda sulla globalizzazione delle città esistenti... associa il mondo dell'informaziane nel quale viviamo ad un’architettura fluida di ibridi... investe la vita di ogni giorno con combinazioni di scala, di storia, di emozione, sostituendo il potere istituzionale con terreni comuni di identità e desiderio...». Coates, architetto e designer inglese, tenta di rappresentare lo spazio fluido, la città organica «libera e complessa, con una sorta di architettura eterea e dinamica...». Pezzi di Londra Tokio Cairo New York Roma Mumbai Rio de Janeiro, una città-corpo ibridata e contaminata citta sempre doppia, morbida e dura, potente e vulnerabile, vitale e mortifera, con il suo straordinario Eatasloop per il vagabondare allucinato del nuovo flaneur planetario. L’eccitante città potenziale di Coates, presentata a Roma nell'aprile dello scorso anno, incrocio incarnato di linguaggi e culture, è una metafora topografica della nuova condizione urbana.
Che si tratti di mappe per urbanisti visionari, di fantasie letterarie per palati fini o di più triviali intrattenimenti demenziali, il fenomeno viaggia trasversalmente sulle vie di fuga all’incubo della realtà Le suole di vento lambiscono l'inferno e cercano refrigerio ed energia ridendo e immaginando.