Recensioni / L’ultima new town. Milton Keynes tra welfare e scelta individuale

L’ultima new town. Milton Keynes tra welfare e scelta individuale è un libro di Ruben Baiocco esito di una precedente ricerca di dottorato. «Perché tornare a parlare di Milton Keynes, del suo piano urbanistico e del mezzo secolo di distanza, che ci separa dall’esperienza di un simile progetto?». Questa è la domanda d’esordio che ci si potrebbe porre di fronte ad un libro che in entrambi i versi, è molto di più, per quanto non sia né un testo storico né un volume di critica alla disciplina urbanistica del secolo XX. Nelle oltre duecento pagine si capisce come il problema della fondazione di una città sia una questione che, agli studiosi dei fenomeni urbani, apra spunti di riflessione inediti e di grande attualità. La prospettiva multidisciplinare è forse una tra le peculiarità salienti perché si articola in un testo denso di questioni e ricco di riferimenti tale da far pensare a un sistema capace di contenere più libri al suo interno e due in particolare: uno relativo al tema del welfare urbano, il secondo relativo ad una riflessione sul deposito di dispositivi che il Piano ha messo in atto, talvolta sperimentando, talvolta precisando e ridefinendo processi che la tradizione anglosassone, contaminata del successo planetario del modello della città giardino nel Novecento, aveva preliminarmente consegnato. Il testo sostiene la validità dei processi e delle visions in cui lo strumento urbanistico ha saputo adattarsi non solo in relazione alla conformazione specifica dello spazio fisico ma anche, e soprattutto, in riferimento ad un tipo di società nuova, in profondo mutamento e sempre più rivolta alla richiesta di diritti, garanzie e giustizia. Il presupposto, solo apparentemente banale, giace in una considerazione chiara in tutto il libro: ciò che sembra essere un problema di erogazione di un servizio è di fondo un problema di ordine spaziale. La lezione di Milton Keynes si riferisce al problema del che cosa, che si associa al problema del dove e del come si raggiungono obiettivi prefissati dal Piano. Se questi diventano i presupposti di una riflessione esplicita che si ritrova in modo particolare all’interno del terzo capitolo, una sorta di narrazione implicita pervade invece il capitolo precedente. Ne emerge che Milton Keynes era ed è un laboratorio straordinario di esperienze in cui il progetto è stato esplorato a fondo sia nella sua dimensione fisica che epistemologica, narrativa ed in fondo anche utopica. Senza certo una forma di forzatura, sembra che scorrendo le pagine si snodi un’ampia, interessante e, in fondo, estremamente contemporanea riflessione intorno ad un concetto che il padre nobile di Milton Keynes, Melvin M. Webber, avrebbe definito in community without propinquity. In altre parole, ciò che gradualmente si intravede attraverso il libro è uno sguardo vigile e puntuale sull’utopia di una fetta di British Dream, dei progettisti e dei programmi di sviluppo della città, di chi la abita e di chi l’ha osservata come modello. Milton Keynes è essa stessa l’utopia entro una cornice di sfida, challange, in cui i ruoli di chi la pensa, la vive e la studia si ribaltano. La città diventa protagonista della formazione del suo modello, del suo presente e del suo destino, anticipando illusioni e speranze per l’urbanistica dei decenni successivi. Il libro di Ruben Baiocco è l’esito di un lavoro solidamente sedimentato, laddove più linee parallele rimandano a diversi campi del sapere e della riflessione ma con atteggiamento, da parte dell’autore, aperto e inclusivo, garante di rigore nelle citazioni e chiarezza dell’argomentazione. Non c’è dubbio che tale volume metta in gioco questioni di non poco conto. A partire dall’esperienza precisa della fondazione di una «città nuova», tali questioni rientrano poi nella sfera della disciplina più contemporanea ricadendo, in linea fin troppo generale, nella messa in discussione dei paradigmi spaziali, sociali, ambientali e democratici della modernità novecentesca. Questi concetti sono ben espressi in una introduzione che funge anche da conclusione al volume e che dispone a ventaglio le varie lenti attraverso le quali leggere un libro, che ben si presta a riletture e tematizzazioni.