Recensioni / Catalogare tutto

Il genere del catalogo ha origini antiche, ci arriva del resto dai tempi in cui si pensava di poter agilmente catalogare il mondo – e nei secoli si è evoluto in fine gioco letterario. Si tratta infatti di un’arte che richiede equilibrio tra analiticità e selezione, gusto del bizzarro e amor di rilevanza, nonché tra nozione storica e invenzione, potendo agire sui molti gradi che vanno dal “tutto vero” al “tutto falso”. Due le case editrici italiane che ne coltivano la tradizione. Sulla sponda più classica, e orientata sulle persone, Adelphi: suo Vite immaginarie di Schwob; suoi La sinagoga degli iconoclasti e Lo stereoscopio dei solitari di Rodolfo Wilcock; suo La letteratura nazista in America di Bolaño. Sul piano contemporaneo, e più orientato sugli eventi, c’è Quodlibet, che ci ha dato Morti favolose degli antichi e Vite efferate di papi di Dino Baldi, o ancora Incontri coi selvaggi di Jean Talon, e presso cui esce oggi il Catalogo delle religioni nuovissime, dove Graziano Graziani, già autore dell’utopico Atlante delle micronazioni, esplora l’universo dei più astrusi nuovi culti.
Si potrebbe pensare che Graziani punti sul buffo, non si può non sorridere di fronte al culto di Coltrane o agli ufologici Raeliani - o sulla provocazione (il Flying Spaghetti Monster dei Pastafariani nasce del resto per contestare la presunzione d’esistenza di altri più venerati ma sempre invisibili dèi), ma il libro va oltre: di fronte a culti capaci di ritrovare la trascendenza con mezzi chimici, come la Brotherhood of eternal love o la Chiesa Neo-Americana, viene da pensare che, sopraggiunta l’era della riproducibilità tecnica dell’esperienza mistica, anche le catene del materialismo possano essere rotte, senza per forza ricadere nel buio delle vecchie religioni organizzate.
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