Recensioni / Spazi abitati, anno zero

La struttura è quella di un libro, ma in realtà il nuovo saggio curato da Italo Rota con Anthony Marasco e Diego Terna è una sorta di strumento interattivo, pensato per interrogarsi sul ruolo dell’architettura oggi, e soprattutto sulla modalità con cui si vivono e si percepiscono gli spazi. Edito da Quodlibet, si chiama The book is a small interior: interior of an interior, nasce da un progetto sviluppato con la Naba (Nuova Accademia di Belle Arti) e traccia una serie di percorsi possibili, dà risposte, ma soprattutto crea delle domande. Rispetto a un libro classico di architettura, qui la trattazione contempla spazi raccontati da vari media, dal cinema ai videogame. «Da vent’anni il cinema è la vera memoria dell’architettura», spiega Rota. «Lì si possono rintracciare le fonti di ispirazione dei progettisti». Ma nel libro le suggestioni sono moltissime, e gli spazi sono indagati nella loro complessità, nelle infinite stratificazioni di relazioni. «Questo libro è strutturato come l’intelligenza artificiale», aggiunge Rota. «Ci dà dei dati che non nascono da una teoria e che devono essere usati più che interpretati. Oggi lo spazio è un’estensione della mente, l’approccio all’architettura è cambiato, e l’utilizzatore è diventato un co-progettista. Non sta nascendo una nuova metropoli, ma un nuovo modo di usarla, che la rende differente». Nel libro ha un posto di rilievo la natura. «In questa fase storica, in cui è in atto un continuo cambiamento dello spazio fisico, è difficile capire dove finisca il territorio progettato e condiviso dagli umani e dove abbia inizio la natura, che a sua volta conduce il suo progetto».