Recensioni / «Le poesie di Baldini sanno raccontare la meraviglia della vita»

«Baldini ci ha lasciato poesie meravigliose. Attraverso il dialetto ha saputo parlare di temi esistenziali e ha raccontato senza retorica passioni, delusioni, gioie e fallimenti. La sua opera è semplicemente straordinaria». Daniele Benati, scrittore, traduttore e docente, sintetizza così l’eredità lasciata da Raffaello Baldini, poeta di Sant’Arcangelo di Romagna che nel corso della sua vita ha scritto poesie e testi teatrali prediligendo sempre il suo dialetto: quello romagnolo. Domani alle 18 all’Ibs+Libraccio di Ferrara, Benati presenterà Piccola antologia in lingua italiana (ed. Quodlibet), volume curato da lui ed Ermanno Cavazzoni che raccoglie alcuni versi del poeta tradotti da lui stesso in italiano. Modererà l’incontro Michele Ronchi Stefanati.

Benati, perché questa antologia?
«Per necessità. Secondo me ed Ermanno era importante anzi, necessario, creare qualcosa che aiutasse a diffondere l’opera di Baldini. Questo libro vuole avvicinare il lettore alle sue poesie che sono splendide ma troppo poco conosciute».

In effetti il dialetto è più complesso di quanto possa sembrare.
«Vero, ed è difficile anche per chi lo parla e lo legge più o meno abitualmente. Spesso ho letto in pubblico poesie di Baldini e c’è uno studio dietro; non ci si può improvvisare. Con Piccola antologia, invece, l’ostacolo della lingua non sussiste e chiunque può leggere i suoi versi».

Qual è il tema ricorrente nelle sue opere?
«La magia della vita. Nonostante il lessico ristretto, Baldini, è riuscito a superare i limiti del dialetto. Nelle sue poesie parla dei grandi temi della vita ma lo fa come se a parlarne fossero i suoi compaesani di Sant’Arcangelo. In questo modo abolisce la retorica della psicologia esistenziale».

Quando l’ha conosciuto?
«Nel 1995 insegnavo alla University of Massachusetts negli Stati Uniti e per caso mi trovai tra le mani una sua poesia; ne rimasi folgorato e gli telefonai. Ci incontrammo in più di un occasione - ricorda Benati -, anche con Ermanno, Paolo Nori e Gianni (Celati, ndr). Era una persona distinta e gradevolissima».

Cosa ricorda di quegli incontri?
«Le chiacchierate bellissime e una lunga intervista che gli feci nel 2000 e che è stata inserita in questa antologia. Sinceramente, credo che Baldini sia una delle grandi meraviglie dell’Italia del ’900».

A quasi 15 anni dalla sua morte cosa resta di lui?
«Un’opera di straordinaria grandezza sulla meraviglia della vita».