Recensioni / Chi trova un Tesoretto trova un amico

Questa è una storia che ha a che fare con i superlativi. Franz Kafka non ne usava - o meglio li ha sempre distillati, avarissimo, e pare che in una vita non ne abbia adoperati più di quanti si possano contare su una mano. Eppure una volta, mostrando un libro a un amico, disse: «È la storia più meravigliosa che esista». Quel libro era il Tesoretto dell'Amico di casa renano di Johann Peter Hebel. Un'opera unica, incomparabile, che ora potrà essere apprezzata anche dal lettore italiano grazie ad Alberto Guareschi, il quale ha curato per Quodlibet un'edizione, appunto, superlativa. Comparsa originariamente nel 1811, è un'antologia di racconti che Hebel stesso ave- va scritto sul calendario badense «L'Amico di casa renano». E tratta di tutto: prose didattiche sugli animali e la natura, sull'astronomia e i fenomeni dell'universo, semplici storie popolari d'almanacco, genere molto diffuso nella Germania di allora.
Il fatto è che Hebel, con nonchalance, parlando di cose semplici e in maniera semplice, lasciava cadere qua e là gioielli concettuali assoluti: come scrive Guareschi nel gustosissimo testo che accompagna il libro, Hebel è «l'amico di casa o di famiglia per eccellenza, colui che tutti vorrebbero avere come ospite, al quale tutti possono rivolgersi per un buon consiglio, o per apprendere le ultime informazioni sugli avvenimenti del mondo, o farsi raccontare meravigliose favole di ladruncoli e garzoni di barbiere, spiegare il chiaro di luna e la coda delle comete».

Una prosa incantevole che ha affascinato generazioni di tedeschi. Hebel otten- ne da subito un immenso successo: il Tesoretto è stato a lungo il libro più venduto dopo la Bibbia, e si può dire che non c'è libreria nei paesi dove si parla tedesco che non contenga un'edizione del volume. Se le opere letterarie si misurassero col blasone della loro ricezione, insomma, su Hebel non ci sarebbero dubbi: gli spetta un posto nell'Olimpo letterario mondiale. Ha sempre goduto di altissima considerazione, a cominciare da Goethe che, anche lui, definì «la più bella storia del mondo» l'ultimo racconto della raccolta, Ricongiungimento insperato. Narra di due fidanzati che devono sposarsi ma, una settimana prima del matrimonio lui, minatore, muore sul lavoro; passeranno cinquant'anni prima che il suo corpo venga estratto dalla miniera, intatto; e allora lei, ingrigita e rattrappita, riconoscerà l'amore mancato della sua vita, accompagnandolo al cimitero come se marciasse verso l'al- tare nuziale, e salutandolo infine con queste parole: «Dor- mi in pace adesso, un giorno ancora o forse dieci, in questo fresco letto nuziale, e non ti sembri lungo il tempo. Mi re- stano soltanto poche cose da fare, e presto verrò, presto sarà di nuovo giorno».
Tra i tanti altri ammiratori del Tesoretto ecco Tolstoj, che lo tradusse in russo, il citato Kafka, Elias Canetti, che nella sua autobiografia scrive: «Non credo esista un altro libro che mi si sia impresso nel- la mente in modo così completo e in ogni suo particolare... Non ho scritto un solo libro senza averlo segretamente misurato sulla sua lingua»). E ancora Bertolt Brecht, Heinrich Bóll, per non dire di Martiri Heidegger e Walter Benjamin. Fino a uno dei più importanti scrittori del Novecento, W.G. Sebald, il quale sosteneva che se avesse dovuto trasferirsi su un'isola il Tesoretto sarebbe stato il primo libro in valigia.