Recensioni / L’infinito segreto di Giorgio Morandi

La pittura solitaria e silenziosa di Giorgio Morandi (1890-1964), eternamente coerente con se stessa e incurante della corsa del tempo, suggerisce un “segreto” che interroga la critica, ma soprattutto, scrive Stefania Zuliani nell’introduzione a questo saggio, sollecita la ricerca e la creatività di tanti artisti, i più diversi per generazione e formazione. Elizabeth Osborne e William Bayley dipingono nature morte con la sua stessa attenzione per il «palpito delle cose», nelle loro installazioni Pier Paolo Calzolari e Claudio Parmiggiani citano il suo mondo poetico. Luigi Ghirri fotografa con devozione gli oggetti nel suo studio, Tacita Dean li filma, in cerca di tracce, Luigi Ontani chiama lo spazio CasaMondo e vi colloca le sue maioliche-omaggio. A suggerire tante interpretazioni, spiega Massimo Maiorino, autore del saggio, è la ricchezza linguistica di Morandi, le «linee profondamente diverse tra loro» che attraversano la sua opera: quello che con Gilles Deleuze si potrebbe definire il suo “dispositivo”.