Fin da bambino ho amato ascoltare o leggere
delle storie. Il fascino che il racconto
ha sempre esercitato su di me l'ho sempre
dato per scontato, tanto che per molti anni
non mi sono mai soffermato ad interrogarmi
sul perché ne fossi così affascinato.
Possono esserci infinite ragioni per le
quali amiamo la lettura, ma la mia è che le
storie che leggevo ed ascoltavo andavano
ad arricchire le mie fantasie, erano cioè
una sorta di calderone infinito dal quale
attingere per la mia immaginazione.
Col passare degli anni le mie fantasie hanno
gradatamente lasciato il passo a pensieri
meno pindarici, ma non per questo
meno bisognosi di essere alimentati da
nuova linfa derivante dai miei amati libri.
Ecco perché ho amato il libro di Matteo
Terzaghi, La Terra e il suo satellite, che
oggi vi consiglio: le piccole grandi storie
che racconta hanno avuto il pregio di nutrire
i miei pensieri, stimolare nuove riflessioni,
generare nuove fantasie.
Matteo Terzaghi ha l'inconsueto dono di
farci leggere per due minuti e poi farci riflettere
per delle ore, grazie alle sue brevi
prose che in così poche parole contengono
universi. Poche parole, ho scritto, ma
soppesate con attenzione, cui l'autore assegna
il giusto valore, quell'esatto significato,
che non richiede ulteriori specifiche.
Un lavoro invisibile e certosino sulla lingua
che, proprio grazie alla sua invisibilità,
ci lascia tutta la leggerezza necessaria
a lasciarci trasportare dal racconto verso
parole e pensieri non scritti, i nostri,
come un'ideale prosecuzione di quelli di
Matteo.