Germano Celant, critico d'arte e curatore di mostre internazionali sull'arte, l'architettura e il design, o meglio sull'incrocio e le feconde contaminazioni tra le discipline che ha sempre cercato di alimentare e studiare nella convinzione che "il lavorare su un 'tutto avvolgente', dove potere immettere ogni manifestazione creativa senza adottare margini esterni" fosse in sostanza un approccio in grado di cogliere al meglio le espressioni progettuali in senso lato. Ecco allora che arte e fotografia, film e pittura, scultura e design, architettura, diventano nelle letture di Celant - qui raccolte in modo tematico, permettendo anche una lettura trasversale e per episodi singoli - un unico mondo di indagare evidenziando gli intrecci, gli sconfinamenti, le sinergie tra le diverse discipline, che oggi troviamo in modo sempre più marcato nel mondo del progetto. Come lui stesso afferma, "il porsi dinanzi allo spazio, per risolverne le funzionalità e l'espressività, è risolto oggi attraverso una progettazione che non vede l'architettura e il design come linguaggi paralleli e distinti, ma integrati e quasi coincidenti. Entrambi si sono estesi l'uno nell'altro per attivare una visione sferica nella quale gli oggetti si fondono con l'ambiente e gli spazi si tramutano in comunicazione oggettuale". Molti sono gli scritti selezionati nell'arco di 50 anni; 'ritratti di architetti e designers, e analisi di 'movimenti, tra cui emerge il famoso scritto sull'Architettura radicale del 1972, ancora attualissimo nel descrivere il fenomeno e nel suggerire un messaggio che deve fare riflettere: "rispettare l'unità organica del proprio pensiero e del proprio sentire, non più orientati ai fini della produzione e della realizzazione di oggetti materiali, bensì verso la soddisfazione sensoriale e mentale".