Recensioni / Mister Jelly Roll a cui piaceva il... “jelly roll”!

Non vi racconteremo perché Mister Jelly Roll si chiama così ma potrete scoprirlo leggendo il libro. Sappiate però che si tratta di una cosa sessuale. Che poi lui fa diventare un sinonimo di “jazz”. Il personaggio è assurdo: sopra le righe, sbruffone, mentitore inveterato (ma forse invece no). Soprattutto Mister Jelly Roll ha fatto una cosina da poco: ha inventato il jazz. O almeno così diceva lui. Ma pare sia vero. Lo certifica l’autore di questo imponente libro, che non è uno qualunque: si chiama Alan Lomax, figlio di John Lomax, pioniere dello studio della musica tradizionale americana a cui il governo nel 1932 aveva affidato la gestione dell'Archive of American Folk Song. Il figlio Alan supera il padre diventando uno degli etnomusicolgi più importanti della storia: i suoi testi sono dei classici e il suo lavoro dì registrazione sul campo comprende anche l'Italia (vedi L’anno più felice della mia vita. Un viaggio in Italia 1954-55, il Saggiatore). In realtà Lomax disprezzava il jazz: per lui era un’industria legata alle corporazioni radiofoniche. Però gli interessavano le sue radici rurali così si avvicinò a Morton e quando questi si mise a raccontare capì di avere in mano una testimonianza unica. Il libro è divertentissimo, non pensate a un noioso trattato da studiosi. Lomax nel 1938 raccoglie una serie di interviste a Morton che racconta cose così: «Ora lo chiamano “swing” ma è solo una piccola cosa che ho inventato un sacco di tempo fa (...) qualunque cosa suonino oggi quei ragazzi, non fanno che suonare del “Jelly Roll”». Altro che jazz.

Recensioni correlate