Recensioni / Diario in musica

Stefano Scodanibbio è stato uno dei più importanti contrabbassisti e compositori di musica contemporanea (si vedano, a titolo di esempio, le composizioni Due pezzi brillanti del 1985, la raccolta scritta tra il 1990 e il 1994 Six Duos o Geografia amorosa del 1994), prematuramente scomparso nel 2012 in Messico dove aveva deciso di trasferirsi, vittima di una malattia degenerativa, per trascorrere gli ultimi giorni della sua vita. Questo volume pubblicato da Quodlibet con l'amorosa e partecipata cura di Giorgio Agamben, rende merito anche della sua scrittura e porta ad interrogarsi, come fa Agamben nella sua introduzione, su «cosa resta e che cosa si perde di una vita». Non abbastanza per me raccoglie le note ai pezzi di Scodanibbio, alcuni scritti autobiografici e certi interventi, consegnando alla scrittura un'organicità che nel suo fluire veloce ed esatto riporta immediatamente alle azioni del suo contrabbasso, dando vita ad un legame profondo e radicale tra la vita e l'opera. Nei ritratti delle persone frequentate e amate (dai maestri Luciano Berio, Luigi Nono e Giacinto Scelsi, alla poesia di Edoardo Sanguineti e allo stesso Agamben), nel folgorante racconto autobiografico, a metà tra l'apprendistato e il romanzo di formazione nel testo Echi di un'avventura, che si cristallizza nei rapidi appunti di viaggio che sono anche diario della malattia («Quanto resisterò, io, con i muscoli che se ne vanno a vista d'occhio», «Non posso pretendere un altro miracolo. La mia vita è stata già un miracolo») e nelle note alle composizioni che certo danno decisive e precise chiavi di lettura delle sue opere, emerge il ritratto definitivo del grande compositore maceratese.