Amore, un'invenzione dei
poeti: "Io non sono innamorato
che di me stesso", dice lui.
E lei risponde per le rime:
"Chiamatemi Amalia- conun
m solo, ahimè!". Tra comuni
mortali la relazione sarebbe iniziata
e finita lì, ma tra anime
belle e laureate questo scherz
etto sentimentale è durato
tre anni e più, dal 1907 al 1910,
con una piccola "resurrezione"
nel 1912: protagonisti sono
Guido Gozzano (1883-
1916), "considerato a sua insaputa
crepuscolare", e Amalia
Guglielminetti (1881-1941), alias "Lady Medusa".
Maledetti
poeti innamorati.
Quodlibet ripubblica le Lettere
d'amore tra i due - di cui
anticipiamo sotto uno stralcio
-, con la curatela di Franco
Contorbia e sulla scorta dell'edizione
Garzanti del 1951 poiché
gli scritti originali sono andati
perduti. Gozzano e Guglielminetti
si conoscono nel
1906 - lui 23enne, lei 25enne -
e iniziano a flirtare nel 1907,
dopo essersi scambiati le reciproche
raccolte di versi: La via
del rifugio lui e Le vergini folli
lei, due titoli profetici rileggendo
ora il loro tormentato
carteggio. Dopo la bruciante
infatuazione, l'uomo scappa a
piè veloce dalle grazie della
giovane collega, ritirandosi in
questo o quel "rifugio", sempre
più lontano, e fino in India.
Lei, viceversa, è fresca di Seduzioni,
sulla carta più che
nella vita: la raccolta è salutata
con toni enfatici dallo stesso amico-amante
("L'Italia ha una
nuova grande poetessa", scrive
in un articolo), che prima la
corteggia e poi l'abbandona.
È bravissimo Guido a titillare
la sensibilità e l'intelligenza di Amalia: "Le giuro,cara Signorina,
che non conosco nella
letteratura muliebre italiana,
presente e passata, opera di
poesia paragonabile alla sua...
Come fare per dirle che di molti
suoi sonetti sono innamorato?".
La donna ci casca, proprio
come una "vergine folle",
salvo poi lamentarsi delle "cose
belle e perfide di cui noi poeti
si vive e ci s'avvelena".
Mammone ("Non mi concederò
il piacere di scriverle.
Perché è qui la mia Mamma",
maiuscolo!); egocentrico ("Io
non sono innamorato che di
me stesso"); lamentoso ("Sono
amaro con tutti; non vogliatemi
tanto bene, non me lo merito!");
seduttore ("Prima di
tutto siete bella"); freddo ("Ho
un profondo disprezzo per la
mia e per la vostra anima"):
Gozzano è l'amante perfetto.
Da scaricare. Ma Amalia non
riesce a resistergli; se lo terrà
per almeno tre anni, anche solo
per corrispondenza di amorosi
e odiosi sensi, anche solo
su carta, come amico di penna,
e di letto chissà: "Voi rimpiangete
ch'io non siaunuomo. E lo
rimpiango anch'io intensamente.
Non sono che un essere
ibrido male adatta a vivere fra
gli schermi anche leggiadri
della pura femminilità".
Nel giro di qualche mese passano
dal "lei" al "tu" e dalle
chiacchiere ai fatti: si incontrano
téte-à-téte nel salotto di
casa Guglielminetti, a Torino;
dopodiché la passione si infiacchisce.
Ma solo per Guido:
"Lasciando Torino ho avuto
come un senso di liberazione.
Per tante cose. E principalmente
per Voi. Era tempo di
frapporre tra noi due molti
mesi e molti chilometri". Amalia,
suo malgrado, si ritrova
più innamorata di prima. E in
preda alla fregola vagheggia
spasimanti toyboy: "M'avvedo
che invecchio. Una volta non
potevo soffrire gli uomini al disotto
dei trentacinque, ora mi
piacciono anche gli adolescenti".
Il poeta, viceversa, è allergico
al sentimentalismo e refrattario
a qualsiasi emozione,
crepuscolare com'è: "La passione è un ingombro... Mi sento
nelle ossa un languore, e nel
cervello una nebulosità sentimentale
che mi umiliano... L'idea
di accoppiare una voluttà
acre e disperata alla bellezza
spirituale di una intelligenza
superiore come la vostra mi
riesce mostruosa, intollerabile...
Risento sulla mia bocca la
crudeltà dei vostri canini. Non
ti amo".
La scrittrice per un po' resiste,
poi cede anch'ella al sarcasmo,
al disamore, all'oblio:
"Fate bene a non mettervi anche
Voi ad amoreggiare inversi
e in rime con la solita classica
antipatica noiosa donna
bella che tutti i poeti hanno
posseduto o detto di possedere
come una cortigiana qualunque".
Poi esce di scena, non
prima però di aver vergato
dolcissime parole d'amore:
"Ti bacio su gli occhi lungamente
e su la bocca in fretta,
per non morire". Ma questa è
poesia, non prosaica cronaca
rosa