Vi fa sorridere l'idea di scrivere lettere
d'amore ai nostri giorni e allontanarvi
dalla comunicazione digitale,
sms e whatsapp, vi procura un senso
di smarrimento? Niente di più sbagliato:
toccherete l'apice del "condividere",
termine oggi abusati sui social.
Per capire meglio, provate a scorrere
un famoso epistolario fra un uomo e
una donna, scritto tra il 1907 e il 1912,
pubblicato per la prima volta da Garzanti
nel 1951,e oggi ristampato
dall'editore
Quodlibet: Guido Gozzano-Amalia
Guglielminetti,
Lettere d'amore
(pag.226, euro 15), a
cura di Franco Contorbia.
Lui, il poeta campione
della decadente
malinconia crepuscolare
(«le buone cose di
pessimo gusto»), dandy
seducente e infelice,
lei poetessa della trasgressione,
capace di
un linguaggio scandaloso
e di sentimenti profondi.
Entrambi anche giornalisti.
Una passione che sfida i canoni consueti,
e proprio per questo diventa
amore eterno. Anche Amalia è bella,
anzi bellissima, scandalosamente disinibita
e intelligente, scomoda per gli
altri e anche per se stessa, quasi un
Gabriele D'Annunzio in versione femminile,
molti uomini la inseguono, si
innamorano. Ma Amalia vuole scegliere
soltanto una bottiglia di vino
pregiato per appagare la sua sete. Le
lettere vengono spedite da luoghi diversi,
le loro case, i siti alla moda fra
gli intellettuali, in Italia e anche nel
mondo, persino dall'India, dove Gozzano
era andato a cercare la guarigione
dalla tisi che lo minava, e lo ucciderà
a soli trentadue anni.
PRESO FINO AL MIDOLLO
Quando si incontrano, lui ha appena
letto la raccolta di lei, Le vergini
folli, che ha avuto grande successo. E
le scriveva da San Francesco D'Albaro
(Genova): «Lei non sa, egregia, che
cosa significhi per me l'essere innamorato
di una poesia? Significa questo:
averne la presenza nel cervello,
con una dolcezza quasi importuna,
sentirne il pulsare, nelle cose più diverse
e più bizzarre: nel mare, nel treno,
nel ticchettio dell'orologio, nel soffiare
del vento fra i palmizi, nel tintinnare
delle posate... Proprio! E molti
dei suoi sonetti mi perseguitano». Addirittura.
Forse non lo sa ancora Gozzano,
o forse si, che non si è innamorato
soltanto delle scrittura di Amalia,
ma anche di lei, è preso sino al midollo.
Ma continua a sfidarla (è un provocatore
di natura, anche nella loro relazione)
e un giorno le dirà che non ha
mai amato nessuna donna al mondo,
inclusa lei (bugia), perché non vale la
pena di soffrire. Eppure le avrebbe
poi scritto di essere sedotto dal suo
fisico, dicendole «che aveva una bella
bocca fresca e attirante come poche»
e «occhi dolci che si fanno servili, quasi
godendone».
LA TRAPPOLA FEMMINILE
Sì, Amalia godeva della propria resa
nei confronti di lui, una sorta di
femminea trappola per attirarlo nel reciproco
piacere della vicinanza. Piace
molto, a Guido, che adora il suo profilo,
il suo modo di vestire e di camminare
«con l'eleganza un po' stracca e
trasognata della nostra massima attrice...»
(la Duse?). Le dice addio cento
volte, facendola soffrire, e lei dubita,
non capisce, gli annuncia visite e gli
scrive: «Che avete Guido contro di
me, perché mi fate rimpiangere quel
poco che vi ho dato di me? Non dovevo
venire con voi quel giorno per soffrirne
dopo... Voi vi dite corazzato e
insensibile ad ogni ferita. Io no, io soffro
crudelmente di sentirvi tanto lontano...
Io non voglio che tu mi sfugga
(si alternano nelle lettere il lei, tu e il
voi ndr) io non voglio che tu mi segua
da lontano come un estraneo, che tu
mi riveda quando forse i miei capelli
non saranno più lucenti e la mia bocca
fresca...». Incuriosisce molto Amalia,
in particolare gli uomini, ma passa
indifferente attraverso chiacchiere alle
spalle e corteggiamenti, critiche e
ammirazione «con un disdegno così
naturale che mi insuperbiva di me
stessa». Lui risponde, confinato in
campagna nella natia casa di famiglia,
il mitico "Meleto" di Agliè Canadese,
le scrive da seduttore (e lo era):
«...E che nostalgia spaventosa ho delle
signore ben vestite, ben calzate,
ben pettinate... Che desiderio di stringere
una bella toilette di taglio perfetto...».
Ma le altre scompaiono se pensa
a lei, ed ecco la gelosia che non
vorrebbe ammettere: «Scrivetemi,
scrivetemi e fatemi anche qualche
confidenza: siete molto corteggiata?
Fra i molti uomini corteggiatori qualch'uno
è meno sciocco degli altri, e vi
piace di più?». Nessuno le sarebbe
mai piaciuto quanto lui. Sono 126 le
lettere di questo carteggio: contengono
la vita, discussioni letterarie, confessioni
segrete, complicità e fraintendimenti
intesi anche come tradimenti.
Un grande romanzo d'amore epistolare,
senza tempo