Recensioni / La seconda età assiale delle religioni iper-reali

A leggere il Catalogo delle religioni nuovissime di Graziano Graziani (già autore per Quodlibet di un Atlante delle micronazioni), si crederebbe che l’auspicio del filosofo Karl Jaspers sia prossimo ad avverarsi: stiamo forse entrando in una seconda età assiale, dopo quella che Jaspers individuò nel periodo che va dall’800 al 200 a.C., quando tra Europa e Asia vennero gettate “le fondamenta spirituali dell’umanità”, da cui nacquero sia la filosofia moderna che le grandi religioni organizzate (Jaspers, 2014)? Mai come in questo periodo, tra XX e XXI secolo, il vuoto della “morte di Dio” è stato colmato da così tante nuove fedi, culti, ortodossie, credenze, riti, chiese, sette. Mentre le statistiche ci parlano di una crescita inarrestabile dell’ateismo in tutto il mondo, aumentano al contempo le più disparate derive spirituali. Negli Stati Uniti, nel 2015 il 35% dei giovani under-30 dichiarava di non avere alcuna affiliazione religiosa, pur senza definirsi “atei” (Cornelio, 2018). E allora, in cosa credono i millennials e gli appartenenti alla generazione Z occidentali? Un po’ a tutto e un po’ a niente, esattamente come i fedeli delle “religioni nuovissime” catalogate da Graziani, uno sconcertante elenco di religioni à la carte in cui ciascuno può trovare il suo nuovo riferimento spirituale. Esito peraltro prevedibile di un percorso iniziato perlomeno con la Riforma protestante, quando l’ermeneutica biblica è stata definitivamente sottratta al clero e affidata ai fedeli, che nella Bibbia prontamente tradotta in ogni lingua hanno letto ciascuno cose diverse a seconda del loro orientamento culturale, e che ha raggiunto una tappa importante negli anni della New Age, quando l’America (già culla di religioni eccentriche come il mormonismo, Scientology e i seguaci del Libro di Urantia) è diventata esportatrice netta di una nuova spiritualità.

Parodie di religioni
Alcune delle religioni nuovissime catalogate da Graziani sono in realtà parodie, come la più nota di esse, quella dei pastafariani con il loro dio fatto di spaghetti, nata in reazione al ritorno del creazionismo negli Stati Uniti. Alcune non mancano di aspetti interessanti: la Chiesa del Giovedì Scorso, per esempio, riprende l’esperimento mentale del cervello nella vasca di Hilary Putnam, e ipotizza che l’universo in realtà sia stato creato giovedì scorso (o martedì scorso, secondo una setta scismatica), con tutti i falsi ricordi di una storia ben più antica; o il Kopimismo, fondato da un giovane filosofo svedese seguace del Partito Pirata nel 2010, con lo scopo di rendere la pratica hacker di copiare e diffondere liberamente materiali protetti da copyright legalmente inattaccabile, trasformandola in religione formalmente riconosciuta in cui il copia-incolla diventa dogma di fede (l’operazione, perlomeno in Svezia, è riuscita).
Ci sono anche culti di icone pop diventate vere e proprie religioni, come la chiesa dedicata a “San John Coltrane” (una chiesa ortodossa africana, appartenente alla confessione episcopale) che “incoraggia i suoi seguaci a conoscere Dio attraverso dei «battesimi sonori» settimanali, dedicati di volta in volta a un diverso album” del celebre jazzista, o la Chiesa Maradoniana, diffusa in Argentina, che celebra anche battesimi e matrimoni in nome del “D10s” con tanto di preghieria ufficiale (il Diego nostro, parodia del Padre nostro): qui l’anno zero corrisponde al 1960, anno di nascita del pibe de oro, nuovo messia.

Religioni iper-reali Ispirandosi al concetto di iper-realtà del filosofo francese Jean Baudrillard, il sociologo Adam Possamai ha coniato alcuni anni fa il fortunato concetto di “religioni iper-reali” per definire le nuove religioni nate dalla contaminazione con la cultura di massa (cfr. Possamai, 2012). Esempio perfetto, inserito nel Catalogo di Graziani, è lo Jedismo, la religione ispirata agli Jedi di Star Wars, che quasi per gioco vanta oggi 390.000 seguaci nel Regno Unito, oltre 50.000 in Australia, e numeri simili in Nuova Zelanda e Canada (non ci sono però statistiche ufficiali per gli Stati Uniti). Altre religioni discusse da Graziani e ispirate a prodotti pop sono meno celebri, come il Dudeismo ispirato all’eccentrico protagonista del film-cult Il grande Lebowski o il Bokononismo che trae ispirazione dal romanzo Ghiaccio-nove di Kurt Vonnegut del 1963, il cui principale rituale, descritto nel libro, “consiste nel premere le piante dei piedi contro le piante dei piedi di un’altra persona”.
Possono invece essere fatte rientrare nella definizione di Possamai altre religioni nuovissime che, pur non traendo ispirazione da film, romanzi o icone pop, sono certamente il frutto di una contaminazione con la cultura popolare. È il caso del Googleismo, secondo cui il motore di ricerca Google è quanto di più vicino oggi al concetto tradizionale di un Dio onnipotente e onnisciente: anch’essa religione fake nella forma, ma vera nella sostanza, se si pensa a quanto oggi ciò che si legge su Internet venga preso per “Verbo” dagli utenti meno avveduti; ma vi rientrano anche le religioni ufologiche e occultiste a cui Graziani dedica un capitolo a sé stante, tra cui il Culto di Lam dell’ingegnere aerospaziale Jack Parsons, seguace del celebre occultista Alesteir Crowley, la cui “Operazione Babalon” sarebbe secondo alcuni contattisti alla base dell’invasione di Ufo a partire dalla metà degli anni Quaranta (alla figura di Parsons è ispirata la recente serie televisiva Strange Angels; e un’approfondita analisi del culto di Lam è stata tracciata dal sociologo Erik Davis, pioniere degli studi sul neoterico (cfr. Davis, 2017). I più celebri Raeliani, ancora, rendono difficile distinguere tra le caratteristiche tipiche di una religione rivelata, la fantascienza e l’ufologia, inverando l’assunto di Possamai secondo cui, nell’epoca iperreale in cui viviamo, dove il simulacro si è sostituito al reale, distinguere tra vero e falso diventa impossibile e le nuove religioni (di per sé tradizionalmente nate in contesti di irruzione dell’irrazionale nella realtà) rappresenterebbero la più plateale evidenza della tesi di Baudrillard.

Religioni del futuro prossimo
Il Catalogo delle religioni nuovissime non manca di analizzare religioni anche più vecchie, come il culto dell’Essere Supremo o il cosmismo russo, apparizioni mariane e culti del cargo. Ma l’aspetto più interessante del volume di Graziani, che volutamente ha tenuto fuori le tante “sette pazzoidi”, la New Age o le religioni come Scientology che hanno goduto di grande successo (perché decisamente “poco divertenti”), sta nel suo tentativo di individuare, all’interno di questo catalogo, possibili indizi di un’evoluzione futura della fede religiosa.
L’autore li trova, come spiega nel capitolo finale, nella nuova fede nei dati, il Dataismo che secondo lo storico, futurologo e guru da “TED talk” Noah Yuval Harari potrebbe effettivamente rappresentare il logico sviluppo dell’attuale fede nei dati e nell’informazione su cui si basa la società occidentale contemporanea forgiata dalla Silicon Valley (cfr. Harari, 2017). Saranno cioè algoritmi imponderabili, resisi autonomi dalla loro originaria programmazione, a scandire l’essenza delle nostre vite, e a essi ci rivolgeremo per salvarci dai nostri guai, incluso il problema della morte. Nelle ultime righe, citando il recente libro di Mark O’Connell Essere una macchina (2018), Graziani intravede nel Dataismo l’embrione del transumanesimo e della “transreligione” che proclama adatta ai tempi nuovi dell’ibridazione tra uomo e macchina, in attesa del nuovo avvento rappresentato dalla Singolarità tecnologica.