Recensioni / La maratona: due libri da non perdere

I podisti, o runner che dir si voglia, dividono il proprio tempo in tre momenti: quelli dedicati alla corsa, quelli in cui pensano alla corsa e quelli in cui si domandano se sia il caso di passare tutto quel tempo a correre o a pensare alla corsa.
Questa battuta (forse nemmeno troppo lontana dal vero) per dire che ogni buon podista, fra l’altro, è orgogliosissimo della sua personale biblioteca composta di libri sul, o intorno al, podismo.
Se ne pubblicano sempre di più, e spesso – a essere sinceri – si tratta di autobiografie scritte malino o di manuali tecnici approntati da chi, più che insegnare, avrebbe ancora molto da apprendere.
Tra le liete eccezioni ho il piacere di segnalarvi due volumi accomunati dalla qualità letteraria (non a caso entrambi gli autori sono docenti universitari) e dal coraggio.

Il primo libro, uscito nel 2015 per Quodlibet, è Lungo lento. Maratona e pratica del limite di Paolo Maccagno, che indaga dal punto di vista antropologico gli spaventosi e bellissimi ultimi chilometri di una maratona. In Lungo lento possiamo leggere frasi come questa, di p. 39: “Attraverso il sacrificio del corpo il maratoneta espone la propria presenza su un limite. Un limite dove si può perdere l’orientamento e dimenticarsi di chi si è. Il sacrificio del corpo non è che una tecnica, una procedura per mettere a dura prova l’identità individuale. Il rito che si compie è un sacrificio dove la vittima è l’io”.