Perché leggere la Germania di Tacito?
Per esempio per capire come vivevano
i Germani. Leggendo questo libro
sapremo che la tipica «giornata del
Germano» si svolge così: si alzano a giorno fatto,
quando la luce è già arrivata da un po' di
tempo; poi, a causa del freddo, appena alzati
si lavano con acqua calda; subito dopo mangiano
ognuno in perfetta solitudine, in tavoli
separati. «Quindi prendono le armi ed escono
per sbrigare i propri affari, e non meno spesso
per ritrovarsi nei banchetti». Ma durante i
banchetti a questi Germani capita spesso di alzare
il gomito, «passare il giorno e la notte a
bere non è una cosa di cui vergognarsi, e le risse,
come capita fra gli ubriachi, sono frequenti,
e finiscono più spesso con morti e feriti che
a male parole». Bevono già la birra, «un liquore
estratto dall'orzo o dal frumento, fermentato
in modo simile al vino». Ma quelli tra loro
che, risiedendo vicino ai confini o al mare, riescono
a entrare in contatto con i mercanti,
comprano volentieri anche il vino e lo amano
fuor di misura. Diodoro Siculo sostiene che
siano disposti a dare uno schiavo in cambio di
un piccolo orcio di vino.
Secondo Tacito bisognerebbe lavorare di
più sulla loro mancanza di moderazione nel
consumare gli alcolici: «se si incoraggia la loro
tendenza a ubriacarsi e gli si dà quello che
chiedono, non sarà meno facile vincerli col vizio
che con le armi». Invece per quanto riguarda
il cibo sono molto parchi e mangiano cose
semplici: «frutti selvatici, cacciagione fresca,
latte rappreso. Saziano la fame senza apparecchiature
e intingoli». D'altronde abitano una
terra inospitale, dal suolo abbastanza sterile
e che non offre molto: «chi mai lascerebbe l'Asia,
l'Africa o l'Italia per la Germania, terra informe,
dal clima pessimo, squallida a viverci e
senza nulla di bello, se non per chi ci è nato?».
È per questo che i Germani sono considerati
nativi e genuini, nessuno sarebbe così folle
da volersi trasferire spontaneamente in quelle
terre così inospitali: luoghi repellenti, umidi,
freddi, isolati e pieni di paludi. Per questo
avrebbero mantenuto una certa purezza di
sangue e si assomigliano tutti: «occhi azzurri
e penetranti, capelli fulvi, corpi imponenti e
buoni solo per gli assalti». Hanno una grande
propensione per la guerra e le razzie, e sono
feroci e spavaldi negli assalti, anche se per loro
non è disonorevole dopo un assalto di colpo
ritirarsi e arretrare, cosa che per i Romani è
il peggio che si possa fare quando si combatte.
Nonostante la forza esplosiva che manifestano
«non hanno pari resistenza alle occupazioni
faticose, e non sopportano la sete e il caldo,
mentre il clima e la natura del territorio li hanno
abituati al freddo e alla fame».
Tacito si stupisce che «quando non combattono
vanno un poco a caccia, ma il più del
tempo lo passano a dormire e a mangiare, e
anche i guerrieri più forti e feroci non muovono
un dito, lasciando la cura della famiglia,
della casa e dei campi alle donne, ai vecchi e
ai più deboli del gruppo familiare. Si stordiscono
nel dolce far niente, ed è strana questa
loro doppia natura, per cui gli stessi uomini
amano così tanto l'ozio e odiano la pace».
Per di più non sono molto interessati all'oro,
e trattano i vasi d'argento che hanno ricevuto
in dono come quelli di coccio, senza dargli
un particolare valore. Soltanto i Germani
del confine, abituati a incontrare commercianti,
hanno imparato a usare monete e a
comprenderne uso e valore, quelli dell'interno
praticano il baratto. Chi leggerà il libro
poi potrà scoprire molte altre cose.
Tra i pregi di questa edizione della Germania
a cura di Dino Baldi c'è, oltre alla bella,
agile e chiara traduzione del testo, un'utile e
precisa introduzione, un interessantissimo e
approfonditissimo commento (di 250 pagine)
e un ricco apparato di note, leggendo i
quali possiamo imparare molte altre cose e meglio contestualizzare il testo, che il commento
analizza paragrafo per paragrafo. Capiremo
così che per i Romani, dominati
dall'etica del dovere, l'abitudine dei Germani
di alzarsi a giorno fatto è segno inequivocabile
che si è bevuto e mangiato troppo la sera
prima, o che si è degli sfaticati. I Romani si
alzavano presto, spesso prima che facesse luce:
Plinio il Giovane ad esempio racconta
che lo zio si alzava prima dell'alba per lavorare
e si incontrava con Vespasiano quando
era ancora buio (Epist. III, 5), e Seneca ammonisce
così il liberto Polibio: «neppure questo
ti è permesso: protrarre il sonno fino a
giorno fatto» (Ad Poi. Cons. 6, 4). Per quanto
riguarda l'abitudine appena alzati di lavarsi
con acqua calda, data da Tacito per così certa,
verremo a sapere che Cesare invece raccontava
che i Germani facevano il bagno nudi
nei fiumi, e che l'usanza di fare bagni caldi,
che infiacchiscono lo spirito, tra i Germani
è tarda e appresa proprio dai Romani. Stesso
discorso per il fatto di mettersi, dopo il bagno,
a mangiare, «un Romano appena alzato
si metteva subito all'opera, senza fare toletta
e senza mangiare, o al massimo dopo una frugale
colazione (ientacuium); di solito faceva
il bagno nelle terme dopo l'esercizio fisico, e
prima del pasto principale della giornata (la
cena, che poteva iniziare anche nelle prime
ore del pomeriggio)».
Un discorso più complesso vale per l'impetus
mostrato dai Germani in guerra e nei vari
momenti della vita. I Germani sono liberi in
un modo primordiale e la loro spontaneità,
spesso, da libertas si trasforma in licentia o
ira. Non sanno obbedire, ma proprio per questo
non sono neanche in grado di comandare.
«Ma cosa accadrebbe se questi corpi e questi
animi ignari di agi, lusso e ricchezze acquistassero
ratio e disciplina?...».
Ecco la chiave del pensiero di Tacito: se i
Germani dovessero sviluppare quelle qualità
che accompagnavano la libertas romana delle
origini, diventerebbero invincibili, sarebbero,
alla lettera, i nuovi Romani. Il significato
profondo della Germania sarebbe dunque
questo: risvegliare i Romani dal loro depravato
torpore, «dal deforme obsequium, dal servilismo,
dalla falsità e dal vizio che snerva gli
animi»