Spesso dall’indice si riuniscono fili conduttori, materie svolte all’interno,
contraddizioni o raffronti. Elenchiamo le tematiche: Paticità (mondo umano della
coscienza), Dolore. Durata (nichilismo eracliteo), Solitudine: Silenzio. Sapienza,
Grazia, Appendice (prima regola per interpretare una proposizione filosofica).
Dall’unione delle tematiche, Masullo propone un iter conduttivo mai campato in
aria o soggetto a stravaganti riferimenti da esibizionismi assertivi.
Ogni percorso sembra affidarsi a una bussola che ne giustifica partenze o
arrivi. E dall’esigenza dell’umanizzazione, tramite la coscienza che inabissa,
rendendo stupefacente ogni sentire per stimolare l’arcisenso. Da qui scaturiscono
guide del caso, come Milan Kundera, per la sua ignoranza, per il quale risalta il
terrore di chi si sente corpo. Emozione che insidia il profondo dell’esistere. L’accostamento a Christian Wolff per il suo mutamento repentino serve a citare
l’istantaneo e l’inspiegabile. Dalla premessa si arriva a Croce, che ricorda quanto
non siamo in grado di comunicare il vero: nostro scopo è credere i pensieri “Individuali pubblicamente comprensibili”.
Da tale esigenza si arriva al sentimento muto.
E qui ritorniamo a Lucrezio e all’evocazione degli
amanti di carezze che, nel tentativo del possesso, si
arrivi al “tutto invano”. I percorsi si avviano, si sconrtrano dimostrando che in natura c’è sempre lo scopo
in funzione, da tracciare, da inabissare, toccando alla
Husserl ciò di cui si è toccati, Come? E qui scattano
addentellati e contrasti: solitudine, possesso, comunione fusionale, rapporto tra amanti. Rapporto il più
irraggiungibile o più sofferto, determinando l’intoccabilità alla Daniel Heller Roazen.
Gli svolgimenti di Masullo rappresentano quasi
mai qualcosa di chiuso o di univoco. Da qui si arriva
alla contraddittoria esigenza sartiana di evidenziare la relazione dei non relativi:
relazioni con l’altro. Il percorso deciso e martellante deriva dal restare senza
voce. Causa del dolore-piacere è la tappa dell’inquietudine. Ritorno ai Frammenti postumi di Nietzsche nei quali si pone il quesito: “Chi è che prova piacere?
Tappa in Kant: ...la sensazione di piacere è destata in noi dalla coscienza di uscire
dallo stato presente o dalla prospettiva di entrare in quello successivo...”. Seguito
dell’affermazione: “...il dolore è totalmente sprovvisto di intenzionalità...”.
Nel capitolo della durata, riferimenti oltre a Eraclito, Aristotele: “Il tempo e
il numero...”.
Peter Hanke: “la durata è la sensazione di vivere...”. Altri referenti: Antonello
Da Messina (a proposito del piccolo quadro dell’Annunziata) desiderio di inau-
diti orizzonti “...il desiderio di godere la misteriosa bellezza” connesso al desi-
derio di dividere con altri la condivisione. G.B. Vico (gli uomini devono ritenere
il feroce costume di vivere o morir liberi).
In Solitudine c’è un ampio ricorso a Leopardi dello Zibaldone in cui ammette
la sua infelicità, l’inattività, la morte morale. “La natura non è materiale come la
ragione...”. “Tutte le relazioni sociali sono...sovrastrutturali...”.
Altro aggiunto: Thomas Dumm : “la poesia è grazia”. L’iter prosegue con le
tappe di fasi esistenziali che giustificano o rendono contraddittorio l’iter esistenziale: “Non profferir parola (uno stato esclusivo di chi possiede l’uso della
parola)”. (Il silenzio è impossibile fuori della cultura). Sapienza. “Il pensiero
critico... lavora a smontare le macchine ideologiche fatte per immobilizzare).
Grazia. Duplice ascendente: piacevolezza, eleganza, perdono, indulgenza, amni-
stia, miracolo”.
Una carrellata di temi relativi al comportamento, all’azione, all’esistenza in cui
il pensiero storico e quello della ricerca non sono antitetici.