Recensioni / Bertrand Leclair, Malintesi

Questo romanzo sulla sordità, in parte autobiografico (la figlia dell'autore è sorda) e in parte fittizio (il protagonista è un ragazzo sordo nato nei primi anni sessanta), è alla ricerca di un luogo silenzioso tra la deflagrazione intima e il frastuono del mondo. Questo spazio di meditazione è immerso nei buchi di una scrittura tanto impulsiva quanto analitica, più vicina alle emozioni grezze ma capace di far emergere il pensiero. Incompreso da suo padre, che insiste a tentare di educarlo secondo i metodi cosiddetti "oralisti" di Alexander Graham Bell, e all'ombra di una madre che sembra avvolta in una muta colpa, il protagonista cresce in una condizione paradossale. La sua rivolta si esprime in mille modi, che a Leclair piace decifrare senza enfasi. Malintesi è anche un libro sui sottintesi, in cui ogni atto, ogni gesto la dice lunga sugli esseri umani, tutti prigionieri di un'epoca, condizionati da un ambiente, imbavagliati dai divieti. Leclair ripercorre l'intera storia della sordità, per concludere mostrando che tutti, anche chi ci sente perfettamente, vagano per "un mondo parallelo alla loro volontà", dove "tutto si smorza senza tregua mentre viene assorbito da non si sa quale materia impalpabile". Sempre in preda al dubbio, alla ricerca della lingua giusta, di tanto in tanto l'autore interviene nel testo per esprimere la difficoltà dello scrivere. La bellezza del libro viene da questo intrepido brancolio, questa fluttuazione volontaria, sorretta da un amore paterno tanto discreto quanto profondo.