Recensioni / Come scotti, Dolores!

Scottature di Dolores Prato, Quodlibet, 45 pagine, 12 mila lire

L’interesse con cui fu accolta, mesi fa, una narrazione incompiuta di Dolores Presto, Le Ore (Adelphi), da parte della nostra critica più avvertita, fece parlare di nuovo di una singolare scrittrice, in modo più motivato di quanto non fosse avvenuto nell'estate dell'80, all'insorgere di un «caso Prato» Destò allora curiosità, più che altro, il fatto che l'autrice del «romanzo» apparso da Einaudi, Giù la piazza non c’è nessuno, sfiorasse i novanta, vivesse in segregazione più o meno volontaria rifiutando interviste, incontri e fosse, in pratica, inedita. Della sua opera si scrisse in termini blandamente elogiativi, considerandola una potente rievocazione di costumi provinciali all'inizio del secolo, visti cogli occhi di una bimba. Quasi nessuno mise l'accento su requisiti che il libro, a dire il vero, lasciava appena intravedere, dopo interventi redazionali che avevano ridotto il manoscritto della metà e sottoposto le pagine superstiti a una pesante normalizzazione.
Forse fu meglio che l’opera, così manomessa, fosse trascurata da lettori di professione; di tale avviso fu anche la Prato, che prima di scomparire (morì nell'83, a novantuno anni) affida a persona di fiducia il manoscritto completo, con sue correzioni e integrazioni, perché fosse pubblicato fedelmente. Ogni tentativo compiuto in seguito per interessare un editore all'opera fu però vano, per il numero delle pagine e per il contenuto della narrazione, lontanissimo, almeno in apparenza, da attualità. Nessuno dei consulenti, degli esperti che l'ebbe tra mano parve rilevare che il suo carattere essenziale, e il suo timbro, erano dati dalla lingua, in cui non tanto essa era scritta, ma inventata e strutturata: un linguaggio sortito, come quello di altri scrittori marchigiani (Luigi Bartolini, Paolo Volponi), dal dialetto, germinale e controllatissimo, con un patrimonio lessicale distinto ma non separato da quello di matrice toscana. L'uso di un mezzo capace di restituire una più autentica realtà separava la rievocazione di un'infanzia da altre di stampo naturalistico, crepuscolare, elegiaco; più ancora da cronache affidate alla memoria. Soltanto in questi ultimi mesi, finalmente, la malasorte di Dolores ha avuto termine: la Mondadori ha previsto la stampa dell'opera per l'anno prossimo, assicurando alla pubblicazione il rilievo che merita.
Su peculiarità linguistico-stilistiche punta anche la edizione di un racconto della Prato, Scottature, che i giovani di Quodlibet, una sigla di Macerata distinta per la finezza delle scelte, hanno recuperato, munendolo di una postfazione di Alejandro Marcaccio. Il breve scritto fu notato e premiato nel 1965 da una commissione di integerrimi: unica schiarita nel cielo buffo di una scrittrice senza storia.