Recensioni / E Dolores Prato decise di scottarsi

Abbiamo già parlato di Dolores Prato (1892-1983) su queste colonne (v. Letture, marzo 1996). Ci sembra però indispensabile rammentare, per la comprensione di Scottature, la tristissima infanzia della scrittrice - il mancato riconoscimento da parte del padre, 1'abbandono da parte della madre, 1'affidamento allo zio sacerdote - e la permanenza, dal 1902 al 1910, nell'educandato delle Visitandine di Treia.
Scottature, apparso la prima volta a Roma nel 1967, unica opera non incompiuta di Dolores Prato, è un racconto lungo che ha vinto il Premio Nazionale "Stradanova 1965", per la «freschezza e rapidità di dettato» e il «rincorrersi impertinente, e non cattivo, di riso e di pianto».
Partiamo dal titolo, la cui pregnanza è avvertibile soltanto nel linguaggio conventuale delle Visitandine di Treia. Le "scottature" cui si allude sono quelle che "il mondo" è solito dare «a chi prende soverchia dimestichezza con lui». Un modo come un altro per mettere in guardia da eventuali rischi di contaminazione le educande, ma soprattutto Dolores. La ragazza, lontana dallo zio sacerdote, viene considerata dalle suore terra di possibile conquista. Ma Dolores è fin troppo consapevole che solo Dio è il suo creditore e va incontro a quel "mondo" di cui le era stato insegnato ad aver paura. Sennonché, liberatasi dalla tutela del convento, più che con le Scottature ella va a scontrarsi con i misteri, non quelli celesti, ma terreni - quello della mamma morta, in primo luogo -, a proposito dei quali, sempre in convento, c'era stato «un parlare agitato, rapido, più sottinteso che spiegato: erano accenni così sfuggenti da somigliare al gesto di chi tocca qualcosa che scotta». Carico di mistero anche l'incontro con la sorella maggiore o con la missionaria laica, bigotta e presuntuosa.
Il racconto si chiude con il ritorno in collegio dopo 1'esperienza di «queste mie prime vacanze», e un brevissimo approccio alla vita conventuale. Fallimento completo. A Dolores non resta che rompere «anche la clausura che avevo imposta a me stessa. Uscii fuori a guardare:l'amore fioriva intorno a me con 1'esuberanza dei roseti a primavera».