Recensioni / Distratti dal silenzio

Interessante opportunità, fornita da questa raccolta di saggi e autocommenti che spaziano da metà anni Ottanta a oggi, di entrare non tanto e non soltanto nell'officina di un grande poeta (il backoffice sa essere molto noioso, per chi non ha ansie imitative o di carriera, o non è filologo nell'anima), ma soprattutto di tornare attraverso gli occhi di un protagonista nel clima di uno snodo fondamentale per capire che cos'è la poesia oggi, snodo che la maggior parte degli attori che la praticano (e di cui maggiormente si parla, i "giovani" - file under: l'invenzione dei) non hanno vissuto in prima persona per ragioni di anagrafe. Un clima in cui le avanguardie politiche, ideologiche e culturali nei cui vapori (qualcuno dice miasmi) si era stati svezzati si stavano scioQaodtibc! Sicfane Distratti dal mkn,sn m wy+.n«.waati gliendo nel "riflusso" (oggi ha maggior successo il "rEflusso" gastrico) e la poesia scopriva e riscopriva una nuova consapevolezza - meno esteticamente distruttiva - dei propri mezzi e insieme della "caduta" del proprio pubblico. Ci sono voluti anni di rumino e macerazione, che hanno portato il parco Dal Bianco a sfornare un pugno di raccolte, ognuna a suo modo importante (e noi, a costo di essere banali, preferiamo Planaval) entrate quasi subito in quella cosa fumosa che è il "nuovo" canone in costruzione. In queste pagine, che spesso parlano dí suono, di ritmo e metrica, prende forma una poetica coerente che afferma con vigore (e rigore) senza l'arroganza di un manifesto, o la trascurabilità - oggi - di una mera attestazione di presenza. Ci si dovrà riflettere su. Su parecchie delle cose scritte qui dentro