Recensioni / I segni per "sentire" il mondo

Cosa significa nascere sorde e sordi in Francia negli anni Sessanta del Novecento? Malintesi di Bertrand Le clair (Quodlibet, trad. di Marco Lapenna, pp. 176, € 16) è la storia di una liberazione, quella di Julien Laporte, un ragazzo nato sordo, e del tentativo della sua famiglia di «correggere» il suo «difetto», della teoria oralista che costringeva i bambini e i ragazzi come Julien a imparare a parlare, e impediva loro di usare la lingua dei segni. Se questo racconto vi sembra familiare, avete ragione. Tanti di quegli adolescenti, alla fine degli anni Settanta, per tutti gli anni Ottanta, erano scappati da un ambiente familiare consacrato all'oralismo per calare a Parigi e appropriarsi della lingua dei segni. Molti si riunivano al Forum des Halles, appena inaugurato nel 1979, e prima ancora al Royal Opera all'epoca ritrovo di gay e sordi. Le due comunità, gay e sorda, si ritrovano unite nella discriminazione e sulla stessa strada peri loro diritti. Malintesi è interessante perché multiforme: parte come una confessione, vira nella biografia dai molteplici punti di vista, Julien, la madre, il fratello e soprattutto il padre, per poi terminare come un saggio. Quanta Storia da rileggere!