L’arte «è una forza
che ha un fine, e
deve servire allo
sviluppo e all'affinamento
dell'anima». Così
Vasilij Kandinsky, padre dell'astrattismo
lirico, in quel libro
di profezie laiche che è Lo
spirituale nell'arte (1912). Una
sorta di viatico per la rassegna
del Maxxi, che a distanza di
oltre un secolo si interroga
sullo stesso tema attraverso il
lavoro di diciannove protagonisti
della scena artistica contemporanea.
Maestri consacrati
e giovani, ma già affermati
talenti che, con i linguaggi
digitali e tecnologici del
nuovo millennio, scandagliano
il mistero, l'enigma, la mistica
della vita e della morte.
Interrogativi universali e
senza tempo. Che nelle opere
di oggi e di ieri (i reperti archeologici
sono prestito dei
maggiori musei dell'Urbe)
trovano, dice Sean Scully —
pittore, due nomination ai
Turner Prize, l'Oscar per l'arte
britannico —, i «luoghi dell'attesa
e della rivelazione, sismografi
capaci di captare
l'incertezza del cuore umano».
E come al tempo etrusco
degli aruspici, che nell'esame
delle viscere scrutavano segni
divini — in mostra, quali
mappe cosmogoniche, il Fegato
bronzeo di Piacenza e
quello in terracotta di Civita
Castellana —, il cuore incerto
si affida alla sconfinata giovinezza
del rito, alla pratica consolatoria
della magia, della
profezia, della divinazione.
Nel bisogno di un contatto
con il soprannaturale, che travalica
secoli e culture a dispetto
di ogni fauna di progresso
scientifico e tecnologico.
Qualche esempio? L'argentino
Tomás Saraceno si riappropria
dell'aracnomanzia,
lettura esoterica ancestrale, in
cui il destino si crede scritto
nelle tele di ragno, mentre il
fiorentino Remo Salvadori investiga
la materia, indagando
le proprietà alchemiche degli
elementi attraverso le forze
energetiche che in questi risiedono.
Kimsooja, artista di origine
sudcoreana, dà vita invece a
un Mandala concettuale, in
cui confluiscono sacro e profano,
oriente e occidente,
muezzin e jukebox, quale emblema
di totalità cosmica, di
grado zero dello spirito. Ad alto
tasso di magnetismo, e originalità,
Treuis della statunitense
Namsal Siedlecki, vasca
galvanica dove sono dissolte
quelle monetine della Fontana
di Trevi che la Caritas non
riesce a riconvertire in denaro.
Un piccolo tesoro di desideri
sospesi, che precipita sulla
figura di un viandante, copia
di ex voto del tempo dei Galli,
che gettavano in una sorgente
oggetti in legno dal valore
apotropaico quale cerimoniale
propiziatorio. Così come
fanno con i centesimi di euro i
turisti moderni, epigoni inconsapevoli
di una modalità
arcaica e sacrale di irretire il
futuro.
Ci sono poi artisti intesi a
recuperare forme rituali di sapienza
prescientifica. Uno è il
canadese Jeremy Shaw in Liminals,
video realizzato per la
57esima Biennale di Venezia,
in cui per scongiurare l'estinzione
della specie umana sovrappone
in una forma di
odierno sincretismo estetica
psichedelica, scienza e misticismo.
Nella tensione oltre la materia,
verso l'Altrove dello spirito,
riaffiorano oracoli, simboli
pagani, magie. Jimmie
Durham, artista multimedia
le, poeta, saggista, recupera il
Sacro Graal; l'israeliano Michal
Rovner un animale feticcio
dell'antica religione egizia
quale lo sciacallo, associato ad
Anubi, dio dell'oltretomba, e
l'iraniana Shirin Neshat una
voce dell'anno Mille, quella
del poeta persiano Umar
Khayyam. Il poeta del vino, del
vizio bacchico come piacere
dei sensi e insieme rito iniziatico,
strumento per entrare in
relazione con un altro livello
di percezione, assimilabile al
divino.
Nell'oceano senza rive dell'imperscrutabile
si tuffano
anche Yoko Ono, con un'installazione
partecipativa, e
Francesco Clemente, campione
della Transavanguardia,
con un trittico lungo ben dieci
metri, Crown. Opera di frontiera,
tenebroso universo di
invenzioni simboliche, allusioni
esoteriche, segni e trame
che rimandano alla passione
di Cristo (la corona di
spine) e al pensiero tantrico:
«Tantra significa tessitura, è
l'immagine della coscienza
come ricamo di pieno e di
vuoto». Allusione a quei nodi
continuamente avvolti, sciolti,
riavvolti nella parabola del
pensiero, cui l'arte non smette
di offrire, per enigmi, sempre
nuove domande.
Fino all'8 marzo 2020,11 MAXXI Museo nazionale delle arti
del XXI secolo riunisce alcuni importanti protagonisti della
scena artistica del nostri tempi nella collettiva della materia
spirituale dell'arte, fortemente voluta dalla presidente
della Fondazione MAXXI Giovanna Melandri e curata da
Bartolomeo Pietromarchi (dal 17 ottobre 2019 all'8 marzo
2020). Main partner Enel che, per il periodo della mostra,
con «I martedì di Enel», offre una speciale riduzione del
biglietto. Sponsor INWIT. II progetto prevede un catalogo
edito da Quodlibet, che raccoglie i contributi testuali dl
Andrea Carandni, Padre Paolo Benantl, Stefano Catucci,
Raffaella Frascarelli e Riccardo Venturi. L'apparato critico
presente nel libro è alla base del pensiero curatorialeespositivo
della mostra, il cui percorso visivo-fotografico
è a cura dl Agostino Osio (Alto Piano studio, Milano).