Nella collana Quodlibet Ius
esce (n.3) una nuova edizione
di uno dei classici dell’istituzionalismo
giuridico del
Novecento. Se Maurice Hauriou
è stato uno dei fondatori
del diritto pubblico francese
moderno e i suoi Précis hanno
accompagnato generazioni di
giuristi, non solo in Francia,
nella loro formazione, questo
breve saggio rappresenta una
“sintesi” dei caratteri ed elementi
centrali del pensiero
di Hauriou nati dall’incontro,
complesso e fecondo, con la
dimensione sociologica e con
il recupero, appunto, del “vitalismo
sociale”.
Pubblicata nel 1925, la teoria
dell’istituzione aveva cominciato
a prendere forma,
in varie fasi, sin dagli inizi del
secolo. Si può dire che tale teoria
è presente in tutta l’opera
matura del professore della
Facoltà giuridica di Tolosa, e si
delinea nel tempo, vero work
in progress, con aggiustamenti
e integrazioni successive, in
dialogo e in contraddittorio
con i più importanti autori
contemporanei e riuscendo a
informare di sé, in chiave istituzionalistica
appunto, l’intera
opera del giuspubblicista
transalpino. Dotato di un’eccellente
cultura storica, romanistica
e canonistica, Hauriou
ha saputo guardare “al di
là” del diritto, pur coltivando
sempre il diritto amministrativo
e il diritto costituzionale,
e commentare, mirabilmente,
la giurisprudenza “fondativa”
del Consiglio di Stato dopo la
svolta del 1889.
Il volumetto, grazie all’ottima
curatela e traduzione di
Andrea Salvatore che lo correda
di una Introduzione, di
un profilo biografico, di utili
bibliografie e di un saggio finale
(Il diritto della vita. Sull’inquietudine
di Hauriou), rende
disponbile al lettore italiano il
saggio La théorie de l’institution
et de la foundation nella versione
pubblicata in una raccolta
di saggi del 1933 (che è anche
l’ultima rivista dall’Autore).
Widar Cesarini Sforza aveva
curato la prima edizione italiana
nel 1967 (nell’ambito di
una più ampia scelta di testi) di
cui questa tiene conto ma con
significative differenze terminologiche
e concettuali. Inoltre
essa contiene anche alcune
pagine della seconda edizione
del Précis de droit constitutionnel
(L’organizzazione formale
dell’ordine sociale concepito come
un sistema animato da un
movimento lento e uniforme. Le
istituzioni) che rappresentano
l’ultima rielaborazione del
concetto di istituzione e del
suo ruolo nella struttura costituzionale
dello Stato.
Hauriou intende il diritto
come luogo di esplicazione
della vita e della realtà. La sua
componente costitutiva non
è la regola di diritto, che è secondaria,
ma l’istituzione, in
grado di conciliare la continuità
e la durata con l’azione
dei soggetti. “L’errore di Léon
Duguit, – osserva a conclusione
del saggio – nel costruire il
suo sistema di diritto oggettivo,
è stato di puntare tutto sul
diritto oggettivo e sulla regola
di diritto. Il vero elemento
oggettivo del sistema giuridico
è l’istituzione. […] Sono
le istituzioni a fare le regole
giuridiche, non sono le regole
guridiche a fare le istituzioni”
(p. 63). E’ questo il principio
vitale che merita, ancora oggi,
di essere al centro della nostra
attenzione.