A inizio 2020 ecco arrivare in
libreria un volume capace più di
altri di tenere compagnia per un
intero anno e anche oltre. Nella
raccolta di scritti di Piergiorgio
Bellocchio, Un seme di umanità, in uscita oggi, si dispiegano
infatti quelle che il saggista piacentino considera letture necessarie. Libri da leggere e da rileggere. Gli autori più amati. La casa editrice è la stessa Quodlibet
che meritoriamente aveva dato
alle stampe, in un monumentale tomo di 850 pagine, tutti i uumeri della rivista «Diario»: frutto
del lavoro a quattro matti di Bellocchio e Alfonso Berardinelli.
Adesso con Un seme diumanita tornano disponibili quelle
note di letteratura ormai introvabili, disseminate in varie pubblicazioni o apparse quali introduzioni a "storiche" edizioni di
classici non più in commercio.
Un progetto che era stato caldeggiato da più parti, consapevoli del magistero critico sui generis esercitato in quei testi da
Bellocchio, tale da renderli tuttora di estrema rilevanza, non
solo per conoscere meglio il
pensiero del saggista piacentino, ma per i generosi consigli, le
acute osservazioni, le porte che
apre alla comprensione dei
grandi delle letteratura, da
Stendhal a Dickens, da Flaubert
ai romanzieri russi dell'Ottocento, da Céline a Orwell, da Böll a
Nizan, da Pasolini a Pampaloni,
poi Fenoglio e Bianciardi. Scrittori e critici, i cui nomi vanno a
comporre una selezionata
schiera di maestri, ai quali Bellocchio si è idealmente rivolto quando in gioventù coltivava
"una vocazione letteraria e giornalistica tanto forte quanto confusa" e cercava di costruirsi "una
base culturale decente, degli
strumenti, uno stile". È Bellocchio a raccontarlo in un saggio
particolarmente illuminante incluso nel nuovo volume, ossia
Il piacere di capire: dedicato al
critico Edmund Wilson, ammirato per "la sua sagacia interpretativa e la sua fedeltà al testo, la
franchezza del giudizio, la passione per le idee e la storia, l'ampiezza degli interessi e l'energia
morale, per cui il discorso, pur
criticamente impeccabile, andava sempre al di là della letteratura".
Nell'ordinamento cronologico
degli autori trattati, Wilson si colloca circa a metà del libro, che
parte dal Settecento del perenne "sradicato" Giacomo Casanova per arrivare al 1975 del film
Barry Lyndon di Stanley Kubrick, tratto da un romanzo di
Thackeray, ma qui inserito per
"l'eccezionale qualità di narratore" dimostrata dal regista. Il
criterio adottato per questa silloge rimane la particolare sintonia avvertita nei confronti degli
autori di una narrativa "che illumina aspetti della storia sociale,
verso i quali mi indirizzavano
anche aletti dei critici da cui -
spiega Bellocchio nella premessa - mi è sembrato di imparare
di più".
11 titolo fa riferimento a una citazione da Max Horkheimer posta in esergo, sul valore della parola "umanità". La dedica è a
Gianni D'Amo, che "per primo
ha concepito e voluto questo libro". Era il 2008 quando D'Amo,
nell'almanacco Dieci libri. Letteratura e critica dell'anno
07/08 (Scheiwiller), auspicava
si potesse leggere in un unico volume l'ampio contributo alla critica letteraria fornito da Bellocchio: "Ne risulterebbe un eccellente sommario dei problemi morali del nostro tempo".