La prima impressione che si ha sfogliando
Ombre è quella di trovarsi di fronte a una
"guidina" di un museo, con tanto di pianta
della pinacoteca, ma tutto il resto - immagini e parole - è poesia. pensiero, suggestione. E le ombre che pagina dopo pagina si
formano sono quelle degli eventi, dei personaggi storici che hanno segnato le vicende della Galleria Nazionale dell'Umbria
di Perugia, e poi quelle degli artisti e delle
loro opere, che l'autore coglie grazie a uno
sguardo inedito e assolutamente originale.
I brevi racconti scritti a mano, l'attenzione
che si sofferma sui particolari minuti, sui
simboli, sugli animali fantastici, l'impostazione mai didascalica bensì carica di
rimandi, tra informazioni ed esclamazioni,
fanno di questo volumetto un'opera che
apre nuove strade per ciò che riguarda l'esperienza di visita museale. Senza dimenticare però che Ombre è anche, e soprattutto,
un raffinato libro d'artista. Ne abbiamo
parlato direttamente con Roberto Paci
Dalò (Rimini,1992).
Cominciamo dal principio, un principio
che dev'essere per forza originale, visto
il risultato: come è nato Ombre?
L'idea è nata dal direttore della Galleria
Nazionale dell'Umbria, Marco Pierini, per
festeggiare i cent'anni del museo con la
pubblicazione di un volume non usuale,
che non assomigliasse al canonico coffee
table book. Ci conosciamo da più di dieci
anni, in passato ho lavorato in tutti i luoghi
in cui Pierini è stato direttore, e questa volta mì ha affidato l'incarico a scatola chiusa:
l'unica richiesta è stata quella di realizzare
un taccuino d'artista da riprodurre in anastatica. Per il resto, mi ha lasciato la massima libertà. Più in generale l'intenzione
del direttore era ed è quella di avviare un
progetto editoriale e una collana dedicata
alla galleria, e allo stesso tempo di "scatenare" una progettazione legata all'arte
contemporanea: in quel luogo non ha senso
fare mostre di arte contemporanea, quindi
ha trovato un diverso modo per coinvolgere
gli artisti di oggi. Il progetto prevede, per
i prossimi anni, la commissione di altri
taccuini a esponenti non solo dell'arte, ma
anche di discipline diverse.
E, allora, dal dicembre 2018 ti sei messo
al lavoro... come?
Ho cominciato a Natale del 2018 e a primavera del 2019 ho consegnato il libro terminato. L'obiettivo consisteva nell'affrontare,
con l'esiguità dei mezzi a disposizione
-120 paginette, matita, acquerelli, china
- una collezione prestigiosa come quella
conservata a Perugia, che comprende capolavori di Duccio, Piero della Francesca,
Perugino, Pinturicchio. Ma come farlo?
Nel precedente autunno ero andato a trovare l'amico fotografo Guido Guidi, che mi
aveva consigliato di riflettere sugli studi e
le metodologie di Daniel Arasse: in particolare mi colpì l'attenzione al dettaglio dello
storico dell'arte francese, e quello è stato il punto di partenza per trovare un mio modo
che mi ha portato infine a lavorare sulle
componenti minime.
Sfogliando le pagine questo è evidente:
ogni "racconto", ogni "ombra" sembra
scaturire da una meditazione attraverso
cui si intuiscono delle linee generali sfocate, mentre si definiscono con esattezza
alcuni dettagli...
I miei disegni molto raramente evocano l'opera complessiva, sono quasi tutti dettagli,
ad esempio delle figurine di un millimetro
che nessuno mai osserva. Ho usato una
sorta di lente di ingrandimento anche per
giocare con la scientificità dell'analisi delle
opere: esiste infatti tutto un mondo possibile, una zona liminale da esplorare, e di
cui si è parlato solo fino a un certo punto.
Ma non c'è solamente l'immagine: Ombre
è una costellazione di frammenti di testi -
di Giorgio Agamben e Saul Steinberg, per
fare solo due nomi -, è un libro di citazioni
e propone un punto di vista plurimo fatto
dalle voci degli altri. Per quanto riguarda il
mio lavoro davanti alle opere della galleria,
mi sono affidato al ricordo del metodo di
Giovanni Battista Cavalcaselle, riferimento
assoluto per questo ambito. Nelle sale ho
disegnato uno storyboard, mantenendo poi
quel primo ordine per realizzare i disegni
mediante tecniche non correggibili, dalle
quali derivala caratteristica freschezza.
Quali sono state le reazioni degli addetti
ai lavori quando hanno sfogliato Ombre?
La prima cosa che mi hanno detto - e che
mi ha reso orgoglioso - è che grazie a questo libro hanno scoperto dettagli che non
avevano mai visto. La seconda è che si tratta di una guida della galleria fatta da un
artista: quindi un libro che, pur mantenendo la sua autonomia artistica, può diventare uno strumento utile alle istituzioni
stesse. Insomma, sempre secondo gli
addetti ai lavori, fa venire voglia di andare
al museo...
Hai già presentato il libro in molte città, tra cui Bologna, e in quell'occasione
hai conversato con la Soprintendente di
Archeologia, belle arti e paesaggio, Cristina Ambrosini. Cosa ne è emerso?
La presentazione si è svolta all'interno di un
festival di fumetto, in una libreria indipendente, insieme a Emilio Varrà (presidente
dell'associazione BilBOlbul) e, appunto, a Cristina Ambrosini. Secondo la Soprintendente
Ombre è un caso studio interessante per gli
specialisti, lo ha definito un modo nuovo
e giusto di guardare al patrimonio e alla
memoria con uno sguardo contemporaneo.
Lei ritiene che il libro costituisca una delle
direzioni possibili per affrontare il patrimonio in chiave contemporanea.
E c'è interesse da parte di altri musei per
dare il via a nuovi taccuini di questo tipo?
Non posso ancora svelare i dettagli, ma sto
già discutendo con altri tre committenti...
Nel frattempo l'editore è stupito perché
c'è molta richiesta e ha deciso di avviare
la distribuzione internazionale del libro,
nonostante i testi siano solo in italiano.
E il futuro di Ombre?
Nel futuro immediato è prevista una presentazione a Rimini per l'8 gennaio, al bar
Lento: interverranno con me la storica
dell'arte Alessandra Bigi Iotti, la tibetologa
Chiara Bellini e il semiologo Paolo Fabbri.