Recensioni / Libri: Ri-abitare il moderno. Il progetto per il rinnovo dell’housing

Il volume esplora il tema della casa collettiva moderna, come vasto patrimonio, se non altro per consistenza, che compone buona parte delle periferie odierne e che la città contemporanea ha ereditato dal ‘900. Lo sguardo è rivolto agli estesi suburbi di “case popolari”: ai complessi di edilizia pubblica e convenzionata ma anche alle ripercussioni che questi hanno avuto sul mercato edilizio privato, che sovente ne ha saputo riprodurre fedelmente le fisionomie e il funzionamento. L’insieme di questa eredità costruita compone ciò che comunemente viene riconosciuto dall’opinione pubblica come sede del disagio fisico, ambientale

e sociale all’interno della città; luogo del “brutto” e “sbagliato”, paesaggio edificato in buona parte svilito e in pessimo stato di conservazione. Eppure, per gli autori, tale complesso di costruzioni difettose, fatiscenti, alle volte sottoutilizzate o vuote, in quanto eredità, di per sé sottende il senso di una responsabilità, di un’opportunità di crescita sostenibile, forse la sola rimasta, per gli agglomerati urbani dell’occidente europeo. La questione del recupero del patrimonio è vista come necessità, più che come opzione, e la casa collettiva moderna rappresenta in questo senso la principale risorsa da cui partire per prendersi cura dell’esistente. Suddiviso nelle tre sezioni teoria,

progetti, sperimentazioni, il testo, a partire dal presupposto che la consapevolezza teorica è passo imprescindibile per qualsiasi ipotesi di azione progettuale, propone una lettura scientifica dei caratteri morfologici, tipologici, tecnologici e temporali di quell’edilizia moderna che compone e accomuna gran parte delle periferie urbane. Passando poi attraverso la rassegna di nove interventi di recupero realizzati nell’ultimo decennio in Europa, da Bordeaux (Anne Lacaton & Jean-Philippe Vassal, Frédéric Druot e LAN Architecture) a Parigi (Lion, Lapierre, Gap, Berim e aasb_agence d’architecture suzel brout), da Sheffield (Hawkins/Brown Architects) ad Amsterdam (Atelier Kempe Thill e NL Architects, XVW Architectuur), da Zurigo (Burkhalter Sumi Architekten) a Milano (Studio Albori), il libro inquadra il tema in un orizzonte internazionale, campionando progetti riconosciuti quali modelli di buone pratiche per la reinterpretazione, trasformazione e riciclo del capitale edilizio esistente. Il testo apre in ultimo a una prospettiva sul futuro, tramite due sperimentazioni su temi italiani elaborati in ambito di ricerca e didattica e coordinati dagli stessi autori; nello spirito di declinare le suggestioni dei casi studio a due zone periferiche del Lazio, vengono proposti possibili scenari di intervento per il Casale Caletto a Roma e per il complesso residenziale Le Vele a Latina.