Perché Dante è il classico
più presente e riattualizzato nell'immaginario contemporaneo, assieme a Shakespeare? I
motivi sono diversi, ma toccano
di sicuro gli aspetti di lunga durata della creatività. Quando un
artista è capace di intercettare alcuni caratteri profondi dell'essere uomini, noí siamo in grado di
riconoscerli a distanza di centinaia o migliaia di anni (pensiamo solo alle pitture preistoriche
nelle grotte di Lascaux) e siamo
spinti a nostra volta a rispondere
a quegli stimoli cercando di riproporli nel nostro tempo.
E del resto Dante lo aveva fatto
con Ulisse: sapeva che era un
eroe, benché ingannatore, e però
ci si domandava come e dove era
morto. La conclusione l'ha creata
lui, mandando il personaggio,
che vuole sapere a tutti i costi se
c'è qualcosa dove non dovrebbe
esserci niente, a sprofondare nell'Oceano mentre è a un passo da
una scoperta meravigliosa. La
sua nave noi ora ce la immaginiamo bene, grazie agli effetti speciali cui ci hanno abituato film
spettacolari. Ecco, Dante può essere «tradotto» in tanti modi
perché gli episodi che s'inventa
presentano spunti pienamente
riattualizzabili.
Pensiamo all'effetto che le illustrazioni di Gustave Doré alla Divina Commedia hanno generato
su uno dei più celebri creatori dì
manga, il giapponese Go Nagai,
padre di Mazinga, Goldrake e
Jeeg Robot. Lui stesso ha dichiarato che lo spunto per inventare i
giganteschi robot glí è venuto
dalla lettura adolescenziale di
quell'edizione. Tanto che, nel
1994, ne ha voluto realizzare una
sua, riproposta in Italia nel 2019
da Edizioni BD (La Divina Commedia, traduzione di Giovanni
Lapis, pp. 700, € 29,9o, in alto a
destra una tavola). Scorrendola,
ci immergiamo in una perfetta
graphic novel, con apparizioni di
entità sempre più terrificanti, sino a un immenso Lucifero, e poi
delicatissime, con una Beatrice
dai tratti persino fanciulleschi. E
sarebbe interessante chiedere al
pubblico nipponico che effetto
produce su di loro una storia così
lontana dai loro canoni, ma rivisitata da un grande mangaka.
Così come potremmo chiederci che effetto fa a casa nostra una
versione ironica e argut a del poema dantesco come quella del
grafico statunitense Seymour
Chwast nel 2010, e adesso disponibile in Italia (Quodlibet, 2019
traduzione di Fiorenza Conte,
pagine 128, €1e)). Niente di orribile o fantastico qui, ma Dante
prende davvero i panni dell'investigatore professionale, con impermeabile e pipa, facendo i1
verso ai tanti romanzi che lo hanno mandato a caccia di segreti. È
chiaro che l'intelligente rilettura
di Chwast non vuole accompagnare il testo di Dante, vuole attualizzarlo nel senso migliore del
termine. E allora lo stesso Lucifero a tre teste, tenebrosissimo in
Go Nagai, diventa un miliardario
capitalista, con cilindro e papillon, che divora tre uomini qualunque, ossia tre di noi, benché
le didascalie spieghino che si
tratta di Bruto, Cassio e Giuda.
Attualizzare significa stravolgere e banalizzare? Casi come
questi ci dicono di no, e altri ne
potremmo citare. Guardiamo le
immagini postatomiche dello
statunitense Sandow Birk e ritroveremo le nostre paure mentre
contempliamo i gironi infernali.
Guardiamo le illustrazioni alla
prima cantica dell'artista pop inglese Torn Phillips, e poi gli otto
canti in video realizzati da lui e
dal regista Peter Greenaway per
la Bbc, e avremo un'idea di cosa
vuol dire ritrovare la storia umana intera nel viaggio di un solo
uomo. E apriamo la Maratona
infernale sul sito della Società
Dante Alighieri e ascoltiamo le
parole di Ugolino mentre scorrono le immagini del relitto del
DC9 Italia caduto a Ustica (1980)
capiremo le tante forme in cui si
manifesta l'ingiustizia assoluta.