Recensioni / Le prove che l’architettura non è un mestiere da uomini in 7 libri

In occasione dell'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, intervistando la fotografa di architettura Ernesta Caviola, abbiamo parlato del termine architettrice, fortunato titolo di un romanzo di Melania G. Mazzucco dedicato a Plautilla Bricci, misteriosa pittrice e architetto vissuta nel torbido splendore della Roma barocca. La questione sembrerebbe tuttora aperta e i pareri sull'argomento sono diversi. “Io sono una donna e sono architetto e no, non c’è il femminile di architetto che anzi sarebbe molto risibile. Perché cosa dici archittetta? Architettessa? Come Madre Badessa?” Così Gae Aulenti, durante un’intervista televisiva di Antonello Agliotti, nel 2011, anticipava e risolveva a modo suo una delle querelle che avrebbe animato gli anni successivi, quando la declinazione al femminile dei nomi delle professioni sembrava il primo e necessario passo per le pari opportunità.

Oggi quel dibattito torna a far parlare, mentre la parità sul posto di lavoro non è ancora stata raggiunta. Vale anche per l’ambito delle costruzioni e dell’architettura, che (dall’esterno) viene vista come un mondo dominato da uomini, con nomi di spicco principalmente maschili, nonostante nelle università il numero delle studentesse superi quello degli studenti. Eppure, a bene vedere, l’Architettura e il Design sono da sempre discipline caratterizzate da figure femminili che, a dispetto del carattere rivoluzionario e dei numerosi riconoscimenti ricevuti, sono ancora poco noti comparati a quelli dei colleghi. Ecco quindi una lista di libri che hanno per soggetto architetti donna (o architette e architettrici, come dir si voglia) che hanno segnato la Storia dell’Architettura.

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Sull’autore. Le foreste di cristallo di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo
Tra le figure più poetiche dell’architettura italiana c’è Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, schiva e poco avvezza a stare sotto i riflettori. Più che per la quantità, l’architetta siciliana è indubbiamente riconosciuta per la qualità dei suoi progetti realizzati, che diventano veri e propri manifesti della sua concezione dell’architettura. Il saggio, curato da Sara Marini, è orchestrato sul numero quattro: quattro installazioni recentemente realizzate sono giustapposte ad altrettanti edifici costruiti dalla stessa Grasso Cannizzo, e quattro «teorie implicite» sono desunte dal fronteggiarsi delle opere. Le quattro teorie - Senza lingua, Costruire eredità, Risarcimenti e Artifici - corrispondono, in definitiva, alle visioni convergenti determinate dal rispecchiarsi degli otto progetti. Il libro propone un gioco che prende il via dalle contrapposizioni tra architettura e scrittura, tra installazioni effimere e costruzioni, alla scoperta di una delle personalità più interessanti dell’architettura mediterranea.