Adrián N. Bravi, scrittore
argentino che vive a Recanati,
nel 1999 ha pubblicato il suo
primo romanzo in lingua spagnola e dopo alcuni anni ha
iniziato a scrivere in italiano e
a conquistare il pubblico con
la sua prosa lieve e limpida e la
sua gentile ironia.
Vincitore di alcuni premi tra i
quali il Premio Bookciak,
Azione! e il Premio Bergamo,
avrebbe dovuto presentare il
suo ultimo lavoro, Il levitatore edito da Quodlibet, ai
Diari di Bordo, ma non è stato
possibile a causa delle misure
di contenimento. Il libro narra la storia un po' surreale di
Anteo Aldobrandi che, semplicemente, levita. Esattamente l'opposto dell'Anteo
che ben conosciamo a Parma
"abbracciato" ad Ercole nei du
brasse', il protagonista del libro è infatti tutt'altro che mastodontico e temerario, anzi,
è un ometto smilzo sulla quarantina che vive temporaneamente di rendita e non nutre
ambizioni particolari se non
quella di levitare e di accudire
la sua cagnetta: Plotina. "Levitavo e basta come tutte le
persone normali" dice Anteo,
che ha cominciato a "sgravitarsi" a pochi centimetri da
terra dall'età di 14 anni. Intorno ad Anteo si avvicendano personaggi originali e stravaganti: l'anziano zio Rocco,
ormai stordito e in cerca di
personaggi defunti, l'ex moglie Ginetta con la quale mantiene l'affido congiunto di
Plotina, la bella accuditrice di
animali Letizia che conosce
dal comportamentista dal
quale la cagnetta è in terapia.
Ma un giorno le vicissitudini
della vita bussano alla porta
del serafico Anteo nella figura
del postino, personaggio
equivoco e ficcanaso, che comincia a consegnargli buste
verdi pastello contenenti denunce per molestie e stalking
da parte della sua ex; e qui ha
inizio la "questione Ginetta"
che interferisce con la sua dote e aspirazione massima: levitare.
Come è nata l'idea di scrivere un romanzo su un tizio
che levita?
"Mi sono sempre piaciuti i levitatori, quelli che riescono a
staccarsi dal mondo senza
nessun intervento soprannaturale - spiega Bravi. All'inizio del film , diretto da Alejandro González
Iñárritu, c'è Michael Keaton
che si trova in stato di levitazione a mezzo metro d'altezza, davanti a una finestra.
Lo vediamo di spalle, taciturno. Poi, all'improvviso, c'è la
suoneria di skype, lui si divincola un po' in aria, scende
e va a rispondere come se
niente fosse. Ecco, quella scena mi ha fatto riflettere molto
e appena l'ho vista ho pensato
che non sarebbe stato male
aggiungere un levitatore nella
galleria dei miei personaggi.
Per Anteo la levitazione è una
necessità. Da quei dieci centimetri d'altezza riesce a vedere il mondo con altri occhi e
contemplarlo meglio."
Dopo
aver letto il libro sembra quasi
che levitare sia alla portata di
tutti...
" Non lo so, non insisterei nel tentativo. Quello
che dobbiamo fare, invece, è
trovare il modo a noi congeniale per riuscire a staccarci
dal mondo, ma non per evadere; neanche Anteo evade, a
un certo punto dichiara proprio che la levitazione richiede di saper restare a terra e
accettare la realtà delle cose.
Quindi, si può levitare in tanti
modi, anche giocando a pallacanestro o dipingendo sui
muri, l'importante è capire il
mondo in cui viviamo."
Anteo
parla di "momenti di felicità
portatili", che cosa sono?
"Sono quei piccoli momenti che
spesso trascuriamo, ai quali
non pensiamo mai. Spesso ci
capita, per un momento, di
essere felici; ebbene, dovremmo prendere quei momenti lì,
metterceli in tasca e ogni tanto tirarli fuori per ricordarci
che esistono e che potrebbero
ritornare. Mai come in questo
periodo abbiamo bisogno di
tirare fuori dalle tasche i piccoli momenti di felicità portatili che abbiamo avuto in
passato, giusto per capire che
dobbiamo avere la forza di resistere. In questi giorni la vita
ci chiede di stare fermi e
aspettare. È una situazione
nuova, drammatica e inaudita. Io la vivo da questo lato
della finestra, come tutti o
quasi; aspetto che la strada si
riempia di nuovo di gente. Oggi ci possiamo rendere conto
che la strada piena di gente
che abbiamo visto fino a qualche giorno fa era un momento
di felicità portatile e non lo
sapevamo."