Recensioni / Sagittabondo

Sfogliando i miei appunti noto una curiosa coincidenza: esattamente un anno fa, il 23 marzo 2019, Adrian Bravi presentava a Pistoia il suo bellissimo libro L’idioma di Casilda Moreira. Ed esattamente un anno dopo, il 23 marzo 2020, ho finito di leggere il suo nuovo romanzo (peraltro iniziato ieri), Il levitatore, edito da Quodlibet. La storia è quella di un uomo che fin da ragazzo ha imparato a levitare: si alza di pochi centimetri, mezzo metro al massimo, ma ciò gli è sufficiente per sentirsi “sgravitato” e per riorganizzare le idee, anzi, le sue “microidee”. Per il resto, l’uomo, che si chiama Anteo, fa poco o nulla: una piccola rendita gli permette di vivere senza lavorare, legge opere di filosofia e di meditazione, ha una cagnetta di nome Plotina alla quale è molto affezionato. È proprio a causa di Plotina che iniziano i suoi guai, perché la cagnolina è in affidamento condiviso con l’ex moglie di Anteo, la Ginetta, che lo accusa di maleducazione, comportamento aggressivo, stalking. Quando il postino dalla pelle bluastra comincia a recapitargli buste minacciose di colore verdino o beige la capacità di alzarsi da terra gli viene meno. Neanche la conoscenza con la bella Letizia, una donna sempre accompagnata da uno stuolo di animali, riesce a restituirgli l’antica leggerezza. La storia è tutta qui, non dico come va a finire: una storia in cui elementi di vita quotidiana si uniscono a elementi fantastici in grande armonia e con un sottile umorismo. La cosa che mi piace tantissimo di Adrian è il modo in cui scrive. Una lingua limpida, esatta, raffinatissima ma chiara. Una lingua che non si fa bella di aggettivi, metafore, similitudini, ma che dice quello che deve dire in con semplicità e immediatezza, non senza far brillare, qua e là, una parola, un aggettivo, una definizione fulminante. Come lo sguardo intenso e sagittabondo di Letizia, la donna di cui Anteo si innamora. Sagittabondo! Chi l’avrebbe mai detto?

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