i dovrebbe, almeno ogni giorno,
leggere una bella
poesia, vedere un
bel quadro e, se
possibile, dire qualche parola ragionevole» suggeriva Goethe. Forse, di
questi tempi così difficili e confusi,
dire parole ragionevoli è un'esigenza
prioritaria, ma leggere versi resta comunque importante perché le favole
della poesia che sogna, rispetto alle
astrazioni del pensiero che veglia,
così diceva Borges, sono un altro
modo di conoscere e raccontare il
mondo. Se pensiamo ai tanti movimenti che hanno dominato la scena
letteraria fino al secolo scorso,
un'aggregazione di voci poetiche su
valori condivisi, sembra inevitabile
arrendersi al pensiero della crisi della poesia, peraltro da anni annunciata. Certamente il discorso poetico
non è più al centro della galassia letteratura, per la caduta verticale della
funzione storico-civile di quella che
Montale definiva «la più discreta
delle arti», ma la realtà è più articolata e meno cupa di come appare.
E che il sistema poesia è profondamente cambiato. Ai canali tradizionali (le collane prestigiose, i premi, le riviste, i festival) si sono aggiunte e spesso sostituite forme nuove di comunicazione grazie alle tecnologie digitali e ai cantori del nuovo millennio cresciuti nelle reti sociali. E poi il primato della poesia
musicata, dove il foglio bianco convive con la carta pentagrammata: il
poeta cede il posto al cantautore e
l'emozione poetica è delegata alle
parole dette in musica.
Tutto questo ha fatto della poesia.
colta un genere all'apparenza fuori
tempo e destinato a pochi: poeti che
scrivono per lettori poeti. Solo
all'apparenza, perché le raccolte di
versi continuano a fiorire. Il merito
va soprattutto alle piccole e piccolissime case editrici che, ingegnose e
creative, intuiscono i talenti e, con
grandi editori, troppo sedotti dai
numeri, hanno contratto gli spazi e
rallentato il passo. Libri che spesso,
fuori dalla grande distribuzione, non
arrivano sui banchi delle librerie, eppure avanzano, con fatica e sottotraccia, percorrendo un cammino
virtuoso. Se voltiamo lo sguardo ai
titoli usciti nell'anno da poco concluso ci accorgiamo subito cli tanta.
ricchezza.
Andare per poesia attraverso il
2019, segnalando qualche nome, è il.
senso di queste riflessioni, che non
sono certo un resoconto esaustivo né
un bilancio, solo brevi note a margine di una felice stagione creativa,
per parlare di buoni libri che spesso
restano sconosciuti al grande pubblico, per cogliere la poesia là dove esiste, oltre la notorietà cli certi nomi e
la visibilità di certe case editrici.
[...]
Proposte interessanti anche nella
poesia dialettale, un versante dalla
grande tradizione letteraria e dalla
forte capacità germinativa. Dialetto
non come nostalgia dell'antico o come arroccamento e separatezza di un
territorio e della sua gente e neanche, come sosteneva il critico Franco
Fortini, come «scivolo emozionale»
di illusoria immediatezza, piuttosto
un canto che affianca con pari dignità il patrimonio in lingua. Più il dialetto viene sottratto alla comunicazione quotidiana, più riprende vita
nella parola poetica, non come una.
modalità espressiva polverosa e nostalgica, ma come possibilità di salvare il sentimento ciel tempo. Due
citazioni tra le molte possibili:
Quando le ombre si staccano dal muro
(Macerata, Quodlibet, pagine 128,
euro i6) di Francesco Giusti, una
raccolta che ha un anclamento inverso rispetto all'usuale, perché le poesie scritte in lingua italiana vengono
tradotte in dialetto veneto e L'altro
cielo del mondo (Faloppio, LietoColle, euro 13) di Ivan Crico, una silloge in bisiaco, dialetto della provincia
di Gorizia, che viene poeticamente
definito non come un'altra lingua
ma come un'«antr•a. vita che in mi rispira».
I poeti sono tanti e hanno tanto
da dire a conferma della vitalità del
fare poesia. Sarebbe bello se la stessa vitalità fosse nel leggere poesia. I
versi sono rivoli silenziosi e discreti
che attraversano le nostre vite e arrivano in fondo all'anima svelandoci il
mondo perché, come scriveva Emily
Dickinson, «Accendere una lampada.
e sparire / questo fanno i poeti/ ma
le scintille che hanno ravviato/ se vivida è la luce, durano come i soli».