Recensioni / Arafrischk per scoprire l'Africa con Michel Leiris

Un buon investimento per il tempo ancora sospeso della fase 2? L’Africa fantasma di Michel Leiris, tradotto da Aldo Pasquali e curato da Barbara Fiore (edizioni Quodlibet/Humboldt). Un volume monumentale, con 40 fotografie della missione che tra il maggio del 1931 e il febbraio del '33 portò l'etnografo francese morto nel 1990 da Dakar a Gibuti, dal Senegal alla Somalia Francese. L'occasione era una spedizione etnografica e linguistica in cui Leiris aveva l'incarico di archivista e bibliotecario. Un viaggio che Barbara Fiore inquadra nel periodo storico e culturale in cui è avvenuto. E che nell'edizione italiana viene arricchito da saggi, note, carte geografiche e da lunghe citazioni dalle lettere che Leiris scriveva alla moglie.
Da quel viaggio, Leiris tornò con un lungo e dettagliato resoconto che però non voleva essere né uno strumento di lavoro né una descrizione oggettiva. E non solo perché è intriso dalla «sufficienza dell'occidentale colto», un «occidentale in crisi» partito con la «folle speranza che questo lungo viaggio in contrade allora più o meno remote e un contatto autentico con i loro abitanti avrebbero fatto di me un altro uomo, più aperto e guarito dalle ossessioni». Ma anche perché in queste pagine affiora spesso la condanna di un'etnografia che è ancella del colonialismo e quindi non ha rispetto per i popoli africani. Meglio quindi negare a questi scritti qualsiasi valore scientifico: «Nonostante vi si ritrovino le più memorabili delle nostre tribolazioni», scrive Leiris, «queste note non costituiscono nient'altro che una cronaca personale, un diario intimo che avrebbe potuto essere benissimo redatto a Parigi, ma è stato tenuto in giro per l'Africa».
Non è affatto vero, ovviamente: in queste pagine «in cui sono annotati alla rinfusa eventi, osservazioni, sogni, idee», il lettore si rende conto eccome di non essere a Parigi. E si ritrova immerso in una visione dell'Africa che per quanto legata al quel periodo storico, a quella visione colonialista e ai primordi dell'epoca hitleriana che avrebbe travolto anche parte del continente africano (e che valse al libro la condanna al macero nella Francia di Vichy), non ha perso il suo fascino: non per niente le opere di Leiris hanno avuto l'onore di essere pubblicate nella Pléiade.
E questo omaggio a un continente che «già sfuggente ai miei occhi nel 1934, mi appare oggi più sfuggente che mai» è la lettura perfetta per un lungo periodo che ci consentirà di varcare le frontiere solo attraverso i libri. Che hanno però, rispetto alle esperienze reali, il vantaggio di permetterci di viaggiare contemporaneamente attraverso tre dimensioni: lo spazio, il tempo e la letteratura.