Recensioni / Il trattato Dell'amicizia di Matteo Ricci. Il gesuita che amava confucio

“Io, Matteo, dall'ultimo occidente navigai il mare et entrai nella Cina alla fama del grande regno e delle nobili virtù del loro Re e dei buoni custumi lasciati dagli antiqui Imperatori”. Così si apre l'antologia Dell’amicizia, scritta d'un sol getto in mandarino da Matteo Ricci di Macerata, nel 1595 a Nanchang. Se Marco Polo aveva eccitato la curiosità europea verso la Cina, due secoli dopo di lui il gesuita Ricci affronta una sfida più ardua: convincere i cinesi che abbiamo qualcosa da insegnargli, o almeno che meritiamo qualche considerazione da una civiltà allora oggettivamente superiore quale la loro. Polo era un narratore geniale e un osservatore superficiale Ricci sfrutta invece la sua intelligenza straordinaria per impadronirsi della lingua e della cultura di un paese che vorrebbe convertire. Missionario, matematico, astronomo, cartografo e letterato di sconfinata erudizione, è l'intellettuale occidentale che ha più profondamente segnato le prime impressioni della élite cinese su di noi (la sua tomba è ancora oggi onorata a Pechino). Dopo gli studi a Roma e a Coimbra, nel 1578 a soli 26 anni si imbarca da Lisbona per l'Asia. Per quattro anni studia in India, quindi lascia Goa diretto a Macao. Lì, come spiega Filippo Mignini nella sua eccellente e indispensabile introduzione, il superiore dei gesuiti in Oriente Alessandro Valignano lo introduce a “un piano di evangelizzazione fondato su un principio rivoluzionario rispetto al metodo abituale, imposto dalla diversità della Cina rispetto a tutti gli altri regni. Non era possibile avvicinarsi con i consueti metodi di evangelizzazione a un popolo dalla civiltà antichissima, dalla raffinata cultura letteraria e filosofica, dotato della più avanzata organizzazione amministrativa che si conoscesse nel mondo e di una stima della propria civiltà che non ammetteva di poter ricevere alcun insegnamento da tutti gli altri popoli barbari”. È imperativo apprendere i classici della cultura cinese, adeguarsi ai costumi e alla mentalità, “farsi in tutto cinese”.
Per dodici anni Ricci vive nella provincia meridionale del Guangdong come un bonzo. Lì si scontra con la sostanziale indifferenza e il relativismo dei cinesi nei confronti delle religioni. Decide di aggirare le resistenze e di agganciare la classe dirigente con un'opera quanto più vicina alla sensibilità confuciana. Sceglie il tema dell'amicizia. Per Confucio è uno dei cinque doveri fondamentali sotto il cielo, e una delle cinque relazioni sociali naturali insieme a quelle tra padre e figlio marito e moglie, tra fratelli, e tra sovrano e sudditi. Ricci compone una collezione di massime per rappresentare il meglio della saggezza occidentale. Attinge soprattutto ad autori greci e latini, adattando stile, immagini e metatore al gusto cinese. Evita il modello cristiano di amicizia che sarebbe incomprensibile: l'amicizia confuciana, basata sulla reciprocità, è più affine al pensiero di Aristotele che all'evangelico "porgere l'altra guancia". Virtù, sincerità, fedeltà, disinteresse vengono tradotti in massime semplici e universali per dimostrare l'esistenza di valori comuni tra le due civiltà. La sua capacità di mimetizzarsi nella cultura confuciana, adottandone perfino i tic e le idiosincrasie, è sublime: “Ma che epoca! Che epoca! Le parole ossequiose producono amicizia e le parole vere producono odio!” Il gesuita affronta un'impresa formidabile di fronte a una Cina sicura di essere il centro del mondo. Deve accreditare se stesso come grande filosofo e letterato, accreditare la civiltà dell'Occidente, e mostrare che sui temi fondamentali è compatibile con quella cinese. Era già riuscito a fare apprezzare il proprio talento matematico; con questo prezioso florilegio sull'amicizia fa molto di più: ottiene di essere invitato a Pechino, entrando in contatto con la classe dirigente imperiale. Dopo Ricci l'evangelizzazione cristiana in Cina scelse altre strategie. La sua biografia e la sua opera restano a testimoniare che la storia dei rapporti tra Occidente e Oriente avrebbe potuto essere diversa.