La Divina Commedia di Dante Alighieri è uno dei
libri più conosciuti della storia, punto di partenza
di qualsiasi canone occidentale. Un libro che nella
sua complessa costruzione e ideazione è il chiaro
e tangibile esempio delle capacità di un genio che,
nella perfezione di una struttura quasi matematica, inserisce la morale religiosa, la satira politica,
l'allegoria della vita e tantissime altre sfumature
più o meno evidenti. Un libro che è un universo che
ha il peso specifico di una nuova Bibbia che racconta l'aldilà cristiano al maggior numero di persone possibili, infatti Dante ha deciso di scriverla
in volgare - la lingua del popolo - e non il latino, lingua colta e destinata a pochi eletti (sia a quei tempi che ancora di più ai giorni nostri).
Un'opera potente, dolorosa, ironica. Piena di riferimenti alla letteratura e alla vita di Firenze e a
quella del suo protagonista, lo stesso Dante che si
addentra nell'Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso prima accompagnato da Virgilio e poi dall'amata Beatrice. La lista degli artisti che hanno tentato di interpretare La Divina Commedia è lunghissima, ma ce n'è una che è riuscita a mantenere l'idea
di Dante, pur riuscendo a essere completamente
spiazzante e divertente. Seymour Chwast è un illustratore americano che ha rivoluzionato il mondo
della grafica ed è stato capace di prendere il sommo libro è plasmarlo secondo la sua idea: Dante
indossa l'impermeabile, il cappello e fuma la pipa.
Più simile allo stereotipo del detective classico che
non al poeta fiorentino. La storia rimane la stessa,
fedele a ciò che succede, eppure è completamente originale nella realizzazione e nelle idee. II tratto è semplice, in bianco e nero, senza sfumature
e tutto è bidimensionale eppure questa apparente semplicità nasconde un mondo complesso e la
sua realizzazione è frutto di tecnica e lavoro. Leggendolo (in Italia è edito dalla casa editrice Quodlibet in una bellissima veste grafica) mi è venuto
in mente Iniesta e le sue giocate essenziali eppure così importanti e fondamentali. Che indossasse la maglia del Barcellona o quella della nazionale
spagnola era un piacere vederlo giocare a prescindere da tutto. Uno di quei rari casi in cui si è tifosi di un calciatore a prescindere dalla casacca che
indossa. Un uomo solo in mezzo al campo che faceva sembrare semplice un gesto tecnicamente
perfetto realizzato in un fazzoletto di terra. Sembrava di veder giocare un ragazzino che si divertiva eppure nel suo modo di giocare c'era una qualità pazzesca e qualsiasi suo gesto era irripetibile eppure, fatto da lui, sembrava la cosa più semplice in assoluto. Solo i grandi geni riescono a far
sembrare semplici le cose difficili (a volte persino
impossibili), che si tratti di un dribbling in mezzo
a sette avversari, il gol che fa vincere i mondiali o
di un disegno di un cane a tre teste.