È qualcosa di genialmente paradossale questo
Pignolerie (edizioni Quodlibet, 160 pagine, 14 euro),
scritto da Alberto Piancastelli, un signore che vive a
cavaliere tra l'Emilia e la Romagna. Trattasi di un pamphlet il cui intento è quello
di scovare in alcune delle
più note poesie italiane errori di calcolo, di misura, di
chilometraggio, di logica,
di meteorologia senza, tuttavia, che la qualità letteraria del prodotto analizzato
venga punto messa in discussione. Piancastelli confeziona un pastiche che è
insieme divertissement colto
e sberleffo dissacrante di alcuni nostrani
capolavori lirici. Egli non irride il poeta preso in esame. La
sua matita blu
non risparmia
nessuno: da Foscolo a Leopardi, a Pascoli, a
Carducci e Montale.
LA SPIGOLATRICE
Il Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d'orto di Montale: «Il
poeta intima al lettore di
meriggiare vicino a un muro d'orto rovente! Rovente
viene dal latino rubens che
è participio presente di rubère che significa «essere
rosso». Si dice dei metalli
quando, sottoposti ad alte
temperature, si avvicinano
al punto di fusione, che per
il ferro è al.500 gradi. Quindi Montale pare imporre al
lettore di passare il pomeriggio estivo vicino a un muro a 1.500 gradi?».
La Spigolatrice di Sapri di Luigi Mercantini.
Chi non la ricorda? Quella
dei trecento, giovani e forti.
«Me ne andava al mattino
a spigolare quando ho visto una barca in mezzo al
mare...». Piancastelli contesta l'attendibilità della spigolatrice medesima. «Dice
di aver visto una barca in
mezzo al mare con trecenti
uomini mentre andava a
spigolare. Dove? I terreni
salsugginosi o salmastri
non sono adatti alla coltivazione dei cereali da spiga.
Afferma che i partecipanti
erano trecento, ma non è
esatto. Da Genova erano
partiti in 25: Carlo Pisacane
più altri 24».
INCONGRUENZA
Finiamo con il leopardiano Il sabato del villaggio
«La donzelletta
vien dalla campagna / in sul
calar del sole...». «È un sabato d'estate.
Leopardi osserva la piazza di
Recanati dalle
finestre del palazzo di famiglia», pignoleggia Piancastelli.
«Vede una giovane donna, rientrare dalla
campagna in sul calar del
sole. Cioè al tramonto! Il sole scompare e compare la
donzelletta. Leopardi osserva e descrive questo automatismo. Come ha potuto
coglierlo? Le finestre della
biblioteca di palazzo Leopardi sono rivolte a
sud-est. Ma il sole d'estate
gli tramontava verso
nord-ovest. Come ha fatto?
O è salito sul tetto del palazzo in modo da vedere nelle
due direzioni, oppure, alla
vista della donzelletta è dovuto correre ad affacciarsi
ad una delle finestre
dell'ala nord-ovest per verificare che proprio in quel
momento il sole stava calando dietro l'orizzonte.
Un bell'impegno, anche fisico, per uno come lui, di
salute cagionevole». Geniale.