Recensioni / Estate, il ritorno dei «classici»

Dopo diversi mesi di lockdown si pensava che gli italiani, avendo più tempo a disposizione, avrebbero letto di più. Invece, a quanto pare, non è stato così. Del resto, si sapeva già che quella frase ripetuta tante volte, «non ho tempo per leggere», era una menzogna colossale. Per questa estate particolare, cosa diversa dalle solite, allergica agli assembramenti e favorevole all'isolamento, segnaliamo alcuni consigli di lettura scegliendo tra gli editori che ripropongono, spesso in nuove traduzioni, libri classici, libri cioè che si possono rileggerei scoprendo sempre qualcosa di nuovo. Come diceva Calvino, «un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire». Ne abbiamo bisogno per continuare a pensare, per trovare quel sentiero nel bosco quando tutto si aggroviglia, per farci capire qualcosa dr noi stessi che fino ad allora non capivamo, per covare un equilibrio tra il nostro io individuale e la dipendenza nella quale ci sprofonda ogni relazione affettiva. Tanti classici oggi sono fuori catalogo, e questo spiega il successo di urta rubrica conte _Caccia al libro,. di »Fahrenheit» di Radio3, che dura da olne vent'anni. Qui affiorano le colpe di un'editoria che per inseguire il bestseller pubblica libri che dopo qualche mese finiscono al macero. «La verità, eccola, pura e semplice, l'editoria si trova in una crisi di vendine gravissima. Mica credere a un solo zero dí mitre le pretese tirature di 100.000! 40.000!... neanche 400 copie!... incanta-gonzi! Ohimè.... solo la 'stampa rosa'... e ancora ancora!... se la cava abbastanza... e forse i 'libri gialli'... i 'verdastri'... Fatto sta che non si vende più niente... grave!... Il cinema. la televisione, gli elettrodomestici, gli scooter; l'auto a 2, 4, 6 cavalli, al libro gli fanno dei danni enormi... tutto 'vendita a rate', figuriamoci! e i weekend!...e le belle vacanze bi! trimestrali!... e le crociere Lololtilu!... ciao risparmi!... e sono coi debiti!... non ci resta neanche un dindinol... allora, capirete, comprare un libro!... una roulotte? passi!... ma un libro!... la roba più imprestabile del mondo!...»
L'incipit esilarante, scritto nel 1951, ma ancora attualissimo, del pamphlet Colloqui con il professar Y di Louis-Ferdinand Céline (1891-1961), uno dei più grandi e discussi scrittori europei del '900, autore di due capolavori assoluti, Viaggio al termine della notte (1932) e Morte a credito (1936). Il pamphlet viene ora riproposto da Quodlibet (pp. 148, € 10) nella vecchia e brillante traduzione einaudiana del '71 di Gianni Celati. Céline attacca il suo editore, il grande Gaston Gallimard, «lo squalo, «il vecchio cioccolataio» che non fa niente per lui mentre si prodiga per tutti gli altri autoruncoli a caccia di bestseller. Si inventa un intervistatore, il professor Y un colonnello in pensione con ambizioni letterarie, e soprattutto si inventa un linguaggio, che è una riscrittura del parlato, tuta manipolazione di argot dai ritmi sincopati.
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