Recensioni / Contributi al dissenso

Il centenario dalla nascita dell’architetto, urbanista e teorico Giancarlo De Carlo (1919-2005) è stata occasione, attraverso alcune pubblicazioni quali Il progetto come eredità e La città e il territorio, di riflettere sulle specificità di un personaggio dotato di una straordinaria dimensione culturale ed etico-professionale, protagonista a partire dal dopoguerra di momenti significativi della modernità, in Italia e all’estero.
Si pensi a temi come la valorizzazione dei centri storici e il progetto inteso come reale inclusione delle forze sociali; al professionista che non ha ricette ma che si mette a disposizione; alla stagione del Team X come superamento del Movimento Moderno; al laboratorio Ilaud, esperienza internazionale pre-Erasmus di insegnamento alternativo all’università; alla rivista Spazio-società fino al progetto-piano di Urbino dove, dal 1951 fino alla scomparsa di De Carlo, le sue riflessioni teoriche si materializzano in una sorta di città ideale.
Il primo dei libri, curato con intelligenza da Monica Mazzolani e Antonio Troisi, argomenta queste riflessioni attraverso contributi di venti autori.
Il secondo a cura di Clelia Tuscano, raccoglie quattro lezioni tenute da De Carlo nel 1993 all’Università di Genova come conclusione della sua carriera accademica, in cui l’idea portante è ridare vita al territorio, un modo per opporsi alla visione urbano-centrica dominante.
Ci si interroga su come l’eredità di questo maestro ci possa aiutare a comprendere le trasformazioni spazio-tempo della società globale contemporanea. Certo è che il pensiero critico, libertario e in parte anarchico di De Carlo oggi più che mai è uno stimolo a progettare con immaginazione il futuro, mettendo in discussione i pensieri dominanti.