Recensioni / Letture comparate: Fortini e Cavasola, due esperienze a confronto sulla realizzazione dell’identità personale

Ciascuno nei rispettivi campi di esperienza e in contesti storici diversi, Roberto Cavasola psichiatra e psicoanalista e Franco Fortini, saggista e poeta, propongono al lettore di oggi uno spunto di riflessione sulle forme di espressione esistenziale all’interno di una dimensione politica e sociale, in un quadro olistico sulla persona.
Attraverso I cani del Sinai, pubblicato per la prima volta nel 1967 e con specifico riferimento alla Guerra dei Sei Giorni, Fortini, in poco più di cento pagine marcatamente scandite da 27 brevi capitoli, ci mette al corrente su ciò che per lui hanno significato le proprie origini ebraiche – da parte di padre – e ci riporta sul senso di appartenenza e di comunità, che lacera e altera il punto di vista sul mondo e nel processo di acculturazione. Roberto Cavasola, nel suo “Bipolare ?” ripropone l’attualità della lettura psicoanalitica, attraverso Lacan di cui è attento studioso, e con un discorso che scorre in modo misurato tra il rigore scientifico e la praticità divulgativa, ripercorre le modalità lungo le quali storicamente è stato diagnosticato il disturbo psicosomatico per antonomasia, la nevrosi, e come questa, dal punto di vista clinico, abbia progressivamente perso la complessità che la contraddistingue, per diventare mero sintomo di un malessere standardizzato e concepito attraverso parametri astratti e talvolta avulsi dalla situazione reale.
Tuttavia, tanto nella nosografia quanto nell’indagine antropologica, sotto i riflettori vi sono persone reali, con i loro affetti e desideri, all’interno di una cornice che ne definisce il vissuto in un contesto specifico, delineato da elementi imprescindibili sviluppati su relazioni e ambienti interpersonali, che si evolvono fra ragione ed emozione.
Probabilmente Cavasola e Fortini non si sono mai conosciuti personalmente. Riferendosi alle proprie vocazioni professionali, di scrittore e medico, entrambi però raccontano, direttamente e indirettamente, l’universo paterno, le origini della propria individualità e sostengono il diritto di manifestare il dissenso e il disagio causato dai vincoli dell’omologazione (auto)imposta nel pensiero e nella scienza medica.