Recensioni / Il genio di Scelsi tra Villa Ayala e i "Quattro pezzi"

Chi è Giacinto Scelsi? La sua autobiografia, frutto della trascrizione dei suoi racconti dettati e registrati su nastro magnetico in quattro sedute nel marzo 1973, può dare molte risposte a questa domanda che ancora molti di noi si pongono per la prima volta, perché come scrive Quirino Principe nell'introduzione al volume "come accade sovente ai grandi solitari, agli esclusi e più ancora a chi si esclude, Scelsi è stato per decenni invisibile." Giacinto Scelsi è stato un compositore, un poeta, un filosofo, un viaggiatore e un aristocratico discendente per linea materna, dai marchesi d'Ayala Valva. Ed è proprio Valva, un comune della provincia di Salerno, confinante con l'Irpinia, il luogo che lega Scelsi a noi, quel giardino a soli 60 Km da Salerno che forse pochi di noi conoscono, dove è cresciuto, insieme alla sorella Isabella, alla quale ha intitolato egli stesso, nel 1987 un anno prima della sua morte, una fondazione per lo studio e la divulgazione della musica contemporanea in Italia e all'estero; oggi è dedicata allo studio e alla diffusione della figura e dell'opera del compositore italiano e ha sede a Roma fra il Campidoglio e il Foro Romano, dove Scelsi andò a stabilirsi all'inizio degli anni Sessanta. Lo spostamento è la cifra della sua esistenza, è un "apolide culturale, artista indipendente dalla storia e dalla geografia", è così che ha imparato tutto, viaggiando, intessendo relazioni, facendo conoscenze altisonanti nel mondo della cultura, ma non studiando mai per vie accademiche, il solo tipo di educazione impartitagli, che diremmo un po' datata e forse anche strana, fu in adolescenza proprio nel castello di Valva: latino, scacchi e scherma queste le sole tre materie. Le stranezze sono in effetti molte in un personaggio che ancora oggi desta commenti stupiti, come quando per trovare un pretesto al racconto di sé afferma d'essere interrogato da tre spiritelli "chiacchieroni" che lo incalzano con domande del tipo "Perché non racconti i tuoi sogni passati?". In musica è un pioniere, non solo perché è stato il primo italiano ad avvicinarsi alla dodecafonia di Schönberg , un'avanguardia in Europa figurarsi in Italia, ma perché il nucleo della sua ricerca si riassumerà nelle sue famose composizioni organizzate intorno ad un singolo suono. I suoi Quattro pezzi per orchestra, ciascuno su una nota sola, del 1959, hanno dato filo da torcere a quanti, affascinati, ne hanno tentato un'interpretazione, fascino che molti anni dopo ha subito persino Martin Scorsese che li ha scelti come colonna sonora del thriller psicologico Shutter Island con Leonardo Di Caprio. Le sue composizioni però non passarono mai indenni la critica del tempo: "il signor Scelsi vive le sue esperienze fino in fondo: non soltanto propone una sola nota, ma dorme anche in un armadio" scrisse il critico francese Claude Samuel, lasciando, a ben vedere, il dubbio che la critica alla sua musica fosse sempre filtrata dalle sue stramberie, peraltro spesso inventate. E sarebbe certo ancor oggi un tipo alternativo un uomo che, segnato dalla malattia, dà credito alle teorie di Steiner, che fa Yoga e legge le Upanishad. Così alternativo da interessare persino il suo ignaro pronipote, che lo racconterà nel documentario "Il primo moto dell'immobile" al festival del Cinema di Torino. Sempre apprezzato da tutto l'establishment ma costantemente rimastone fuori, Scelsi vale un viaggio fisico a Valva e uno onirico nel suo Sogno 101.