Quaranta testi francesi, dalla fine degli anni Novanta al 2015, che, nel frastagliato e
cangiante territorio dell’“estremo contemporaneo” in attesa di sempre più accurate
cartografie, dimostrano la volontà di sperimentare nuovi paradigmi di scrittura,
rendendo ancora cruciale la questione dell’attualità del romanzo. Quaranta testi, capaci
di superare la nostalgia per ogni mimesi ingenua, lacerando il tessuto della frase,
sospendendo la linearità della narrazione, spezzando la tradizionale continuità di
discorso in fluidi processi di risonanza e deriva semantica, sintattica, fonetica.
Quaranta testi da ascoltare con orecchio teso alle dinamiche sforzate di punteggiatura,
al fraseggio sghembo delle costruzioni, alle dissonanze lessicali, per capire i diversi
modi nei quali, oggi, a distanza, cronologica e poetica, dalle grandi esperienze del
primo e secondo Novecento, la prosa possa ancora dirsi “musicale”. Questi testi,
attraverso partecipate analisi stilistiche e informate indagini peri- e paratestuali, tanto
in relazione alle dichiarate intenzioni autoriali quanto alle strategie di collocazione e
presentazione editoriale, vengono esplorati nella loro dimensione di dispositivi
romanzeschi costruiti sulla relazione musica-parola; interrogandoli sul se, sul come e il
perché, la musica possa (o voglia) costituire un catalizzatore formale della scrittura
letteraria.
Affrontata da molteplici prospettive analitiche (tematiche, morfologiche, psicologiche),
la relazione tra forma narrativa e dimensione acustico-musicale sembrerebbe
determinare, oltre a una generale, energizzante, propulsione creativa, una specifica
capacità di articolare, dilatare, esplorare la relazione affettiva tra le emozioni
dell’individuo e della collettività di cui fa parte: attraverso il confronto con i processi
memoriali legati al suono e le differenti forme musicali, le narrazioni musicali
permettono di mettere in relazione peculiari esperienze individuali (nei testi analizzati
di Sorman, Savelli, Cathrine, Adam, Schuhl, Delaume, Detambel, Schwartz, Willems,
Wajsbrot) con la dimensione storica e sociale nella quale si proiettano (in Huston,
Makine, Ernaux, Laurens, Rouaud, Kerangal, Énard), rivelandosi sensibili partiture della
nostra contemporaneità da ascoltare nella sua irriducibile complessità ritmica e
polifonica (in Dominique A, Galéa, Bonnerave, Meurisse, Benyahya, Bailly, Martinez,
Houdart).