Anche quando non si va
d'accordo con le sue idee e i
suoi tifosi (talora troppo
forzosamente "semplici" per
convincere), Celati è il più
probo e generoso degli
scrittori italiani di oggi, come
narratore e come critico. Sulla
seconda attività si veda,
sempre da Quodlibet,
Narrative in fuga, raccolta di
saggi sugli scrittori che ha
amato e studiato (Melville e
Joyce, Céline e Beckett,
Perec e Michaux e altri).
C'incantarono a suo tempo La
banda dei sospiri e Narratori
delle pianure e ne ritroviamo la
leggerezza in questo gruppo di
racconti, ora in un solo
volume. Sono scene della vita
di provincia, di uno ieri vicino
e pieno di vita assai diverso da
quest'oggi angosciante, e ne è
protagonista un giovane degli
anni del boom che guarda al
mondo circostante, al paese e
ai suoi abitanti, con occhi
curiosi, divertiti, affettuosi.
Quasi un'aggiunta
all'insuperabile Libera nos a
malo di Meneghello, ma con
una tessitura più larga e un
più scoperto o avvertito
abbandono. Celati torna alla
sua adolescenza come fosse
quella del paese Italia, che
aveva ripreso a respirare
(per quanto?) dopo una
dittatura e una guerra. Questo
ritorno è necessario all'autore
e più ancora aI lettore per
capire quanto siamo cambiati,
non in meglio. Testimonianza
ed eredità, un regalo che
Celati ha fatto a tutti, e non
solo ai suoi più spensierati
seguaci.